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«Accogliere il mondo, smontarlo, ricostruirlo»

data di pubblicazione:
4/4/2025
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Un tratto vibrante, un segno che è memoria e movimento, poesia e politica. Il manifesto di Spoleto68 porta la firma di William Kentridge, uno degli artisti più influenti del nostro tempo. Nato a Johannesburg nel 1955, Kentridge ha costruito un linguaggio ricco, composito, rivelatorio che unisce i codici del disegno, del teatro, del cinema e della musica in un racconto che scava nella storia collettiva e personale. Le sue opere sono luoghi di stratificazione e risonanza, di passato che riscrive il presente e si riscrive nel presente: l’arte, insomma, come gioco del pensiero.

Cresciuto in Sudafrica durante il regime segregazionista, ha studiato arte prima di trasferirsi a Parigi, dove si è diplomato alla scuola di mimo di Jacques Lecoq, approfondendo la recitazione e la regia teatrale. Dall’incontro tra arti visive e sceniche nasce, già dagli anni Settanta, una ricerca espressiva unica e riconoscibile. Nel suo lavoro, dominato dal bianco e nero, affronta temi complessi come l’apartheid, il colonialismo e il totalitarismo, accompagnati da parti oniriche, sfumature liriche o pezzi comici.

Il Festival quest’anno accoglie il suo universo creativo nella sua interezza, ospitando al Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti lo spettacolo The Great Yes, The Great No, un’allegoria dell’esilio che unisce teatro, oratorio e opera da camera e si ispira alle avanguardie. Tra surrealismo e irrazionalità, coro greco, proiezioni, danzatori e giochi d’ombre danno vita a un’opera multidimensionale che celebra il non convenzionale, abbraccia il rivoluzionario e immagina un futuro più autentico e libero.

La Fondazione Carla Fendi e i Mahler&LeWitt Studios accolgono “The Centre for the Less Good Idea”, progetto fondato da William Kentridge e Bronwyn Lace per promuovere la sperimentazione e la collaborazione tra artisti di discipline diverse. In particolare, la mostra Unhappen Unhappen Unhappen – Pepper’s Ghost Dioramas, ospitata negli spazi dell’Ex Battistero della Manna D’Oro, presenta in anteprima quattro diorami animati realizzati con la tecnica Pepper’s Ghost da Anathi Conjwa, William Kentridge, Micca Manganye e Sabine Theunissen. Ad arricchire la proposta, un ricco programma di eventi connessi fra cui un’introduzione pratica alle tecniche di Pepper’s Ghost, un workshop di composizione dal vivo con archivi di film muti e conversazioni con gli artisti.

Infine, a Palazzo Collicola è in mostra una personale di Kentridge, a cura di Saverio Verini in collaborazione con il Kentridge Studio e la galleria Lia Rumma. Le opere dell’autore sudafricano dialogano con le stanze del palazzo e le sue preesistenze – gli arredi, i dipinti, le decorazioni –, creando un percorso espositivo che si snoda attraverso gli ambienti del Piano Nobile.

Il manifesto di Spoleto68 porta la firma di William Kentridge