Un boato, e il proiettile calibro 45 si lancia nel buio. Forse colpirà il suo bersaglio, forse si perderà, forse sarà fermato prima di arrivare a destinazione. Così è un inviato di guerra: un proiettile sparato nel caos di un conflitto, trascinato dall’imprevedibilità degli eventi, sempre esposto al rischio di essere deviato, manipolato, bloccato, nel tentativo di raggiungere il suo bersaglio di verità.
È qui che entra in gioco il fixer. L’intermediario locale, cui fanno ricorso i giornalisti per addentrarsi nelle terre sventrate dai conflitti. Poiché dietro ogni reportage da una zona di guerra c’è un lavoro invisibile fatto di mediazioni, attese, compromessi. C’è chi traduce non solo le lingue, ma contesti, codici, regole non scritte. Il fixer è l’interprete di un mondo ignoto a chi si propone di descriverlo, e raccontarlo. Facilita l’accesso a una realtà che per chi arriva da fuori resterebbe altrimenti impenetrabile. È la canna che incanala il proiettile, e il vento che ne accompagna la traiettoria verso il cuore dell’orrore.
Dopo Sessanta decibel – Storia di un’intervista possibile, con Calibro 45 (proiettile emblema della guerra contemporanea, associato sia agli eserciti regolari che alle milizie e ai mercenari, storicamente legato a conflitti che hanno coinvolto il mondo intero) Italo Carmignani porta ancora una volta sul palco la propria esperienza di giornalista, raccontando le storie di quei giornalisti che hanno attraversato le guerre del nostro tempo – e dei fixer che ne hanno reso possibile il mestiere. Dalla Bosnia all’Iraq, dall’Afghanistan all’Ucraina, passando per le primavere arabe e le guerre dimenticate, attraverserà le contraddizioni di un giornalismo sempre più veloce, sempre più dipendente da fonti indirette, sempre più esposto a manipolazioni.
Quanto resta, oggi, dell’idea romantica del corrispondente che cerca la verità sul campo? E quanto invece è filtrato da chi, quel campo, lo conosce meglio di lui?
Un viaggio rapidissimo e a mezz’aria, un’indagine su chi informa e su chi aiuta a informare, sul confine incerto tra testimone e complice, tra mediazione e censura. Tra ciò che si vede, e ciò che si sceglie di raccontare. Dentro al cuore nero di una guerra.
di e con Italo Carmignani
Drammaturghi Pierfrancesco Franzoni e Davide Novello
Supervisione artistica Danilo Capezzani