L’AMOR CHE MOVE IL SOLE E L’ALTRE STELLE
La nuova composizione – definita Video Opera - commissionata da Ravenna Festival ad Adriano Guarnieri e che ha debuttato a Ravenna il 5 giugno 2015, è un "viaggio" che si nutre del valore universale dell’opera dantesca e che intende evidenziarne tutta l’inesauribile modernità e l’attualità vivificante: in poche parole la sua contemporaneità. Ed è proprio un Dante "contemporaneo" quello che spira nella partitura di Guarnieri che con questo suo nuovo lavoro completa il trittico che, partito nel 2007 con l’Apocalisse trasfusa in Pietra di diaspro e proseguito nel 2010 in Tenebrae, approda ora alla luce abbacinante del Paradiso.
Un "racconto" articolato lungo le 14 sezioni di una partitura che accosta frammenti del Paradiso appropriandosi della forza evocativa della parola dantesca, del suo stesso suono. Un racconto percorso da un filo rosso che collega, come ci dice Guarnieri, "i temi della luce, dell’infinito, dell’amore terreno, fisico, traslato poi metafisicamente nelle visioni di Beatrice e della Vergine; e temi che ci riconducono al moto delle sfere e degli universi. In un intreccio di simbologie, anche teologiche che si incarnano in linee melodiche, polifoniche, corali, strumentali, e simulano fisicamente e spazialmente quell’armonia delle sfere insita nella struttura della Divina Commedia".
_L’Amor che move il sole e l’altre stelle _ha inaugurato la collaborazione di Ravenna Festival con il Festival dei Due Mondi di Spoleto: la video-opera di Adriano Guarnieri è frutto infatti della coproduzione tra le due istituzioni.
A tentar d’"intender l’inno"
ma già volgeva il mio disio e ‘l velle
Dopo il lungo viaggio nel regno dei morti, Dante giunge alle soglie dell’inaccessibile. Quella Luce che riesce a cogliere solo attraverso gli occhi di Beatrice lo acceca, e capisce che non gli è dato andare oltre. Capisce che è impossibile accedere al Mistero: possiamo soltanto esserne folgorati. Così il Poeta non può che volgersi indietro, tornare sulla terra, farsi sublime cantastorie e raccontare. Il suo non è un ritorno: è una ripartenza verso il mondo dei vivi, per dar conto dell’impotenza dell’uomo e rivelare la grandezza di quella Luce "etterna" per l’uomo che "s’etterna". Per l’uomo che esiste perché continua a ricercare.
s’accogliea per la croce una melode che mi rapiva, sanza intender l’inno
I versi di Dante, popolari, tradotti in tutte le lingue e in tutti i dialetti, sono quelli di un cantastorie, e il suo "recitar cantando" in endecasillabi è quello di un rapper antelitteram: il mistero della sua musica ci rapisce, intrisa di significati che trascendono la semplice comprensione. E nel Paradiso, Adriano Guarnieri ci disvela il colore della parola, dilatato, sospeso, diafano, rarefatto, continuo. Le figure di Dante e di Beatrice, della Vergine e dell’Altissimo e delle anime tutte, immobili, fisse, appaiono e scompaiono, facendo riaffiorare immagini bizantine, ferme, sospese, senza un vero e proprio appoggio, che sembrano galleggiare nel roteante pulviscolo del "grande lume". E tutte abbarbicate alla croce fan "dolce tintinno" per tentar di "intender l’inno"...
Cristina Mazzavillani Muti
video opera di Adriano Guarnieri
per tre voci soliste, quintetto vocale, coro, ensemble strumentale, sette trombe e live electronics
direttore Pietro Borgonovo
regia di Cristina Mazzavillani Muti
set e visual design Ezio Antonelli
regia del suono e live electronics Tempo Reale
(Francesco Canavese, Francesco Giomi, Damiano Meacci)
light designer Vincent Longuemare
video programmer Davide Broccoli
solisti
Sonia Visentin soprano
Claudia Pavone soprano
Carlo Vistoli controtenore
quintetto vocale
Bianca Tognocchi soprano primo
Antonella Carpenito soprano secondo
Annalisa Ferrarini contralto primo
Valentina Vanini contralto secondo
**Jacopo Facchini **controtenore
mdi ensemble
7 trombe
Fabio Cudiz, Luigi Daniele Cantafio, Alberto Condina, Giuseppe Iacobucci, Luca Vallauri, Luca Piazzi, Dario Folisi
coro
soprani primi Federica Livi, Samantha Pagnini
soprani secondi Martina Bonanzi, Laura Palma
contralti Elisa Bonazzi, Linda Dugheria
tenori Alessandro Tronconi, Sergio Martella
bassi Giovanni Augelli, Decio Biavati
maestro preparatore, maestro alle luci e alle video proiezioni Davide Cavalli
assistente alla regia e direzione scenica Maria Grazia Martelli
responsabile allestimento Roberto Mazzavillani
capo macchinista Francesco Orefice
capo elettricista Uria Comandini
maestro collaboratore video programmer Silvia Gentilini
produzione grafica e video set e visual design Unità C1:
fotografie Federica Caraboni
riprese video Matteo Semprini
realizzazione grafica e video Roberto Santoro
assistente costumista Margherita Savorani
realizzazione scene e costumi Laboratorio del Teatro Alighieri
commissione di Ravenna Festival
coproduzione con Festival dei Due Mondi di Spoleto
Nasce a Sustinente (Mantova) nel 1947, compie gli studi a Bologna con Giacomo Manzoni e Tito Gotti. Nel solco di una ricerca poetica di sintesi fra storia ed avanguardia, realizza Musica per un’azione immaginaria (1976), Recit (da Pasolini, 1978), sino a sfociare, sempre con Pasolini, nel Trionfo della notte (stagione ’85/’86, Premio Abbiati). Nel 1985 segue il Concerto per violino ed orchestra n. 2 Romanza alla notte. Nel 1994 scrive per Montepulciano l’opera_ Orfeo cantando... tolse_ su testo del Poliziano. Nel 1995 inaugura la Biennale di Venezia con Quare tristis, messa laica realizzata in collaborazione con Giovanni Raboni. Nel 1998, per il Festival di Salisburgo scrive, di nuovo con Raboni, la cantata Pensieri canuti, per soli, coro, due ensemble a doppio coro e live electronics. Nel 2000, il Teatro alla Scala gli commissiona un’altra cantata, la Passione secondo Matteo, eseguita alla Basilica di San Marco a Milano in occasione del giubileo. Nel 2002 viene messa in scena, a Venezia, in prima assoluta, l’opera video Medea, per soli, coro e orchestra, insignita nel 2003 del Premio Abbiati. Sempre nel 2003, Guarnieri inaugura a Torino il Festival di Musica Contemporanea RAI con La terra del tramonto per l’Orchestra Nazionale della Rai. Nel 2011, a Pesaro e a Bologna, viene eseguita l’opera da camera Nell’alba dell’umano Processo a Costanza e nel 2014 viene rappresentata in forma scenica, in omaggio delle vittime del rogo della Thyssen Krupp, la cantata Lo stridere luttuoso degli acciai. Per Ravenna Festival intraprende la scrittura di un trittico di opere teatrali su tematiche sacre, regia di Cristina Mazzavillani Muti: Pietra di diaspro (2007), Tenebrae (2010) e L’amor che move il sole e l’altre stelle (2015).
PIETRO BORGONOVO | Nato a Milano, Pietro Borgonovo si distingue nella direzione di produzioni sinfoniche e operistiche per prestigiosi festival e teatri. Da segnalare la presenza al Salzburger Festpiele alla guida del Klangforum Wien e dell’Arnold Schoenberg Chor, al Maggio Musicale Fiorentino, alla Biennale di Venezia, al Ravenna Festival con l’Orchestra Cherubini e il Chicago Children’s Choir. Dirige al Teatro dell’Opera di Roma, al Teatro San Carlo, all’Arena di Verona, al Teatro La Fenice di Venezia, al Teatro Carlo Felice di Genova, al Teatro Lirico di Cagliari, al Teatro Verdi di Trieste e le principali orchestre in Italia, Europa e Stati Uniti. Nello scorso giugno ha diretto al Ravenna Festival la prima mondiale dell’opera L’amor che move il sole e l’altre stelle di Adriano Guarnieri con la regia di Cristina Muti; nel mese di ottobre ha aperto la stagione di concerti al Teatro San Carlo e all’Arena di Verona. Giovanissimo si impone quale solista di oboe tra i più affermati sulla scena mondiale. Allievo di Heinz Holliger alla Musikhochschule di Freiburg, si esibisce nelle principali sale e nei maggiori festival internazionali: Teatro alla Scala, Salzburger Festpiele, Musikverein di Vienna, Festival d’Automne di Parigi, Festival di Montreux, Donaueschinger Musiktage, Carnegie Hall di New York, Sala Grande del Conservatorio Tchaikovsky di Mosca, Filarmonica di San Pietroburgo, Fondazione Gulbenkian di Lisbona. Pietro Borgonovo è Direttore Artistico della Giovine Orchestra Genovese e dal 2003 Direttore Artistico del Concorso Internazionale di Musica G. B. Viotti di Vercelli.
È nata e vive a Ravenna. Dopo i diplomi in pianoforte didattico e canto artistico al Conservatorio di Milano, debutta nel 1967 come protagonista dell’Osteria di Marechiaro di Paisiello diretta da Riccardo Muti, ma nel 1969 si sposa e lascia la carriera. Nel 1990 accetta l’invito della propria Città di mettere a frutto la propria esperienza culturale organizzando Ravenna Festival, di cui da allora presiede il comitato artistico, e nel cui ambito, dal 1997, si fa promotrice del progetto "Le vie dell’amicizia". Dal 1995 promuove innovativi "laboratori" dedicati ai giovani nell’ambito dell’opera lirica. Nel 2001, nell’ambito di Ravenna Festival, firma la regia de I Capuleti e i Montecchi di Bellini, avvalendosi di un uso strutturale di quelle moderne tecnologie multimediali che diverranno tratto distintivo del suo stile. Del 2003 è la regia de Il trovatore di Verdi, mentre nel 2008 è la volta di Traviata. La trilogia "popolare" verdiana si completerà nel 2012 con un nuovo allestimento di Rigoletto: le tre opere riunite (che confluiranno nella creazione Echi notturni di incanti verdiani, a Roncole Verdi, Busseto) vengono rappresentate secondo un inedito modulo produttivo che permette di allestire ogni sera un’opera diversa sullo stesso palcoscenico. Così come accadrà l’anno successivo con la regia delle opere "shakespeariane" di Verdi: Macbeth, Otello e Falstaff. Nel 2007, con la regia dell’opera-video Pietra di diaspro, inizia la collaborazione con Adriano Guarnieri: seguiranno poi l’ideazione e la regia della cantata video-scenica Tenebrae (2010) e di L’amor che move il sole e l’altre stelle (2015). Tra l’altro, firma il disegno registico de L’ultima notte di Scolacium, su musiche originali di Piovani (2014). E recentemente quello per la Bohème, nell’ambito della Trilogia pucciniana di Ravenna Festival 2015. Nel 2000 le viene conferito il Jerusalem Foundation Award e, nel 2005, dal Presidente della Repubblica Italiana riceve l’onorificenza di Grand’Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana.
Laureatosi al DAMS di Bologna, si dedica alla professione di grafico e illustratore, disegna story e immagini per film animati e programmi televisivi. Dal 1983 opera con la Compagnia Drammatico Vegetale, attiva nel teatro di figura e per ragazzi, e dal 1991 con Ravenna Teatro. Dagli anni Novanta prevale l’attività teatrale come scenografo e visual designer, applicando la cultura dell’immagine alla scena, integrandola alla sua fisicità, alla materia ed allo spazio. Nel 2009 inizia una collaborazione stabile e costante con il gruppo di professionisti dell’immagine virtuale Unità C1, del quale è direttore artistico, sviluppando una intensa attività nel campo delle videoproiezioni, con scenografie virtuali per il teatro, installazioni e architetturali. Come scenografo e/o visual designer, costumista, partecipa a produzioni di opere liriche, musicali, di prosa e balletto, curando creazioni per Teatro Alighieri di Ravenna, Fondazione Arena di Verona, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro alla Scala, Teatro Pérez Galdóz, Las Palmas Gran Canaria, Opéra Royal de Liège Wallonie, Belgio, Opéra Orchestre National Montpellier. Particolarmente ampia la collaborazione con Ravenna Festival per il quale firma, tra l’altro Don Chisciotte (1994), Orfeo e Pulcinella (1995), Renardo la volpe (1997), La foresta incantata (1999), I Capuleti e i Montecchi (2001), Prossimi al cielo (2004), La pietra di diaspro (2007), La persa (2008), Tenebrae (2010), Macbeth, _Otello _e Falstaff (2013), L’amor che move il sole e l’altre stelle (2015). Del 2013 sono le scene per Orfeo ed Euridice, di Gluck, prodotta da Opéra Orchestre National Montpellier, con la regia di Chiara Muti e nel 2015 realizza videoproiezioni architetturali per il Mosè di Rossini al Duomo di Milano nell’ambito di EXPO.