Samuel Achache, Jeanne Candel, Florent Hubert
Ideato a partire dalla celebre opera barocca Dido and Aeneas di Henry Purcell e attingendo ad ambiti diversi quali la letteratura – dall’Eneide di Virgilio ai Sonetti di Shakespeare – il cinema, il documentario e la pittura, Le Crocodile trompeur / Didon et Enée di Samuel Achache e Jeanne Candel intreccia magistralmente mito e tragedia, musica e azione teatrale, in una «farsa contemporanea» che resiste alle classificazioni di genere, andando molto oltre la sperimentazione teatrale.
«La prima volta che ho ascoltato il canto finale di Didone ero al conservatorio e ancora mi vengono i brividi» commenta Jeanne Candel «La storia è semplice, diretta, senza fronzoli: lui arriva, i due si innamorano, lui riparte, lei muore. Ciò che a me interessa maggiormente è capire come rappresentare le vicende evitando il naturalismo e il troppo diretto “ti amo, ti odio”, facendo ricorso ad allegorie per entrare nelle scene in modo più suggestivo».
Lo spettacolo è un grande affresco dove la follia e la stravaganza rappresentano un battito pulsante.
La scena è liberamente ispirata al dipinto di Brueghel L’ouïe tra allegoria e realtà, mentre la musica, volontariamente destrutturata, esalta la passione dei sentimenti. «Amare, lasciare, divorare, lasciarsi morire».
L’orchestra, diretta da Florent Hubert si integra appieno nell’azione teatrale tanto che i musicisti diventano attori e gli attori sono essi stessi musicisti che interagiscono con i codici dell’opera. In scena, essi combinano sapientemente la parola con il canto, il francese con l’inglese, il sentimentalismo o l’intellettualismo più dichiarato con la comicità.
produzione (riallestimento 2021) la vie brève – Théâtre de l’Aquarium
produzione (creazione 2013) C.I.C.T. – Théâtre des Bouffes du Nord
coproduzione Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, la vie brève, Comédie de Valence – Centre dramatique national Drôme-Ardèche, MC2: Grenoble, Le Radiant-Bellevue / Caluire-et-Cuire, Théâtre de Caen; Théâtre Forum Meyrin / Genève
con il sostegno del Théâtre de la Cité Internationale
con l’aiuto alla produzione e alla distribuzione di Arcadi Île-de-France, SPEDIDAM, DRAC Île-de-France e Région Île-de-France
TRATTO DALL’OPERA DI HENRY PURCELL E DA ALTRI TESTI
REGIA
Samuel Achache e Jeanne Candel
DIREZIONE MUSICALE
Florent Hubert
arrangiamento musicale collettivo
direttore del coro Jeanne Sicre
scene Lisa Navarro
luci (creazione 2013) Vyara Stefanova
luci (creazione 2021) César Godefroy
costumi Pauline Kieffer
costruzione delle scene François Gauthier-Lafaye, Didier Raymond, Pierre-Guilhem Costes
di e con Matthieu Bloch, Anne-Emmanuelle Davy, Vladislav Galard Florent Hubert, Clément Janinet, Olivier Laisney Léo-Antonin Lutinier, Thibault Perriard, Jan Peters, Jeanne Sicre Marion Sicre, Lawrence Williams
Ci sono linguaggi architettonici che sono trasposizioni visive del suono, ci sono posture di canto/recitazione che sono riservate alla percezione dell’occhio, ci sono contrappunti oscillatori che sono abitabili in una dimensione, in un fondale, in un canone di scena.
Lo spazio incomparabile di Le Crocodile trompeur / Didon et Énée, adattamento del 2013 di Samuel Achache, Jeanne Candel e Florent Hubert ispirato all’opera Dido and AEneas con musica di Henry Purcell e libretto di Nahum Tate del 1689, prende a riferimento la Allegoria dell’udito di Jan Brueghel il Giovane, dipinto del 1645-1650, un olio su tela con strumenti appesi alla parete, sostenuti verticalmente a terra, reclinati sul pavimento, un cordofono suonato da una dama, una pianola contro il muro, un vivarium allegorico ma anche materico, un’anatomia di convenzioni fantastiche e realistiche che al talento raffigurativo fiammingo del XVII secolo accosta il montaggio contemporaneo di una nuova narrazione della musica dove gli strumenti diventano attori a pieno titolo, e dove i musicisti-attori-cantanti sanno fare tutto e riempiono di performance, jazz e trasformismo la musica barocca di Purcell per il libretto di Tate, non escludendo assonanze con l’Eneide di Virgilio e con i Sonetti di Shakespeare, non voltando le spalle ai cinema e all’arte del documentario. Ma dico di più. Qui il corpo della voce, la grana della voce, o la voix humaine della musica sempre più somatizzano le improvvisazioni, gli arrangiamenti, le riscritture trasposte. E il risultato dà spesso luogo a schemi di una rimodulazione reloaded, a nuovi rapporti con l’ambiente, a impensati approcci intellettuali ed emotivi.
Le Crocodile trompeur / Didon et Énée con la regia di Samuel Achache e Jeanne Candel non teme di provocare, di mettere in discussione l’opera di Purcell affrontandola trascurandone o rifiutandone lo stile dell’epoca. L’impresa manifesta l’esplicito proposito di terremotarne i connotati, come quando ci si misura col senso di una tragedia antica differenziandone gli appuntamenti convenzionali, il lessico accumulato. Per questa impresa si è volutamente sfaldata la sintonia, la congiuntura tra minimalismo e spettacolarità, s’è cercato d’assicurare alla macchina complessiva uno scarto continuo tra ricerca del fantastico e imprinting realistico. E il criterio sperimentale annunciato s’è attenuto quindi a un andamento di contrappunto. Ecco perché s’invoca la dissociazione dei deliri visivi di Jan Brueghel il Giovane con sottotesto che implica amare, partire, divorare, lasciarsi morire. Ecco perché la musica diventa azione, drammaturgia plastica, derubricando l’etimologia e la consonanza della grande musique. Ad affermarsi, qui, è un’asistematicità. Loro avvisano, fanno sapere che a un cantante potrebbe essere chiesto di scendere dal canto lirico al canto semplice, al canticchiare, quando non addirittura al cantare parlato. A volte sembrerà d’assistere a una lezione sugli strumenti contemporanei. A volte prevarrà un’estrema asciuttezza. A volte invece certi valori sono stati contratti, ma in alcuni casi hanno subìto un protrarsi di tempi a causa di inserimenti di partiture o di infiltrarsi di commenti. L’interdisciplinarietà è un criterio molto fluido in specie se, come avviene per l’adattamento e la regia di Le Crocodile trompeur / Didon et Énée, tutti gli artisti partecipi come ideatori e interpreti, sono in pratica ritenuti co-autori.
Oltre alla rigenerazione, alla ritrascrizione e al riassemblaggio musicale, in questa nuova impresa operistica acquista poi rilievo l’odierna rappresentazione letteraria. Poteva persino stupire, originariamente, la linearità del libretto di Nahum Tate, dove sono netti, controversi e poi fatali i sentimenti, gli affetti e le passioni di una Didone regina di Cartagne (che lotta contro il suo innamoramento per Enea malgrado il proprio giuramento di fedeltà al marito morto, e però alla fine cede) e di un Enea cui uno spirito in forma di Mercurio ricorda il destino d’essere fondatore in Italia d’una futura nazione. Nell’opera di Purcell-Tate ai due intimi, simbiotici e incompatibili protagonisti non si concedeva il diritto di sfumature psicologiche, di mezze tinte attitudinali, di circostanze introspettive. Certe fatalità erano insomma rigide e prive di suggestione umana. La morte di Didone per dolore, quando Enea si rimette in viaggio obbedendo prima agli dèi e poi sostanzialmente a lei (che malvolentieri si sottopone al fato), era di proposito nel 1689 un atto senza alcun approfondimento, era quasi il corrispettivo di una coraggiosa, provocatoria crudeltà teatrale, e oggi quell’essenzialità viene rispettata ma entrano in gioco altre valen- ze mediatrici. Quali? All’oggettività del lessico e dell’azione Le Crocodile trompeur / Didon et Énée può annettere sottigliezze che nel XXI secolo fanno ricorso a un significato più modulato della musica, a un’illustrazione sonora meno altera degli spasmi. Vale a dire che qui il barocco ingle- se originario cede funzionalmente ed epidermicamente a un artigianato paziente e fantasioso dei nostri anni, a una sfrenatezza esaltante e naturale, al principio di una jam session trasformistica e squilibrata, varando un’indisciplina, un’esuberanza, un’energica orchestra di contrabbasso, clarinetto, sassofono, violino, tromba e batteria (anche omaggio da dj-set che la scenografa Lisa Navarro fa al quadro di Jan Brueghel il Giovane) il cui merito si deve allo straordinario collante del direttore musicale Florent Hubert, in linea con la direzione corale di Jeanne Sicre.
Ma c’è pur sempre, alla base di questa produzione de la vie brève/ Théâtre de l’Aquarium e del prestigioso Théâtre du Bouffes du Nord di Parigi, un connotato filosofale, un multilinguismo cosmopolita, un’arditezza sperimentale e un’interazione sapiente d’adesso tra musica scenica e drammaturgia sonora, un genere fuori-catalogo in cui Italia e Francia contemporanee possono competere, forse con qualche sventatezza pre- scindente dai generi in cui potremmo ammettere sottovoce che i transalpini non hanno pudore. Poi c’è la squadra in campo, una dozzina di spe- cialisti che indossano la maglia e svolgono il ruolo di libero sorprendendo, creando, suonando la recitazione, interpretando le partiture. E i registi hanno fatto pratica di teatro e di suono.
Samuel Achache ha lavorato con l’ungherese genio scenico Árpád Schilling, tirocinio condiviso anche da Jeanne Candel. Loro due, Achache e Candel, oltre al Crocodile trompeur/ Didon et Énée (premiato con il Molière nel 2014 come miglior spettacolo di teatro musicale), firmano da Claudio Monteverdi Orfeo/Je suis mort en Arcadie alla Comédie de Valence, e La chute de la maison ricavata da Poe, Schubert e Schumann al Festival d’Automne. Samuel Achache scolpisce musica al Festival d’Avignone 2015, ha diretto il Théatre de l’Aquarium per poi fondare la compagnia Le Sourde. Jeanne Candel co-dirige il Théatre de l’Aquarium, collabora con l’Opéra de Lyon, l’Opéra Comique e l’Opéra de Paris, e crea la compagnia la vie brève.
Samuel Achache si è formato al Conservatorio del V arrondissement con Bruno Wacrenier e poi al Conservatorio nazionale superiore d’arte drammatica. Nel 2013, ha co-diretto con Jeanne Candel Le Crocodile trompeur /Didon et Énée, un’opera teatrale basata su Henry Purcell, che ha vinto il Molière per la performance musicale. Nel 2015, ha diretto Fugue, presentato al Festival di Avignone. Ha rinnovato la sua collaborazione con Jeanne Candel per Orfeo /Je suis mort en Arcadi e per La Chute de la maison al Festival d’Automne. Nel 2018, ha creato Chewing gum Silence con Antonin Tri Hoang al Festival d’Automne, Songs con l’Ensemble Correspondance – Sébastien Daucé. Dal 2019 al 2020, co-dirige il Théâtre de l’Aquarium con la vie brève. Nel 2020, ha diretto Original d’après une copie perdue al Théâtre de l’Aquarium con Marion Bois e Antonin Tri Hoang. Nel 2021, lascia il Théâtre de l’Aquarium e la vie brève e crea la propria compagnia La Sourde per continuare il suo lavoro con il teatro e la musica.
d'Art Dramatique (CNSAD) dove lavora con Andrzej Seweryn, Joël Jouanneau, Muriel Mayette, Philippe Adrien, Mario Gonzalès e Arpàd Schilling. Dal 2006 al 2011 lavora regolarmente con Arpàd Schilling con cui realizza quattro spettacoli. Nel 2009 fonda la vie brève e si esibisce con la compagnia: Robert Plankett (Artdanthé, 2010); Le Crocodile trompeur / Didon et Enée, in co-produzione con Samuel Achache, adattato dall'opera di Purcell e da altri materiali (Théâtre des Bouffes du Nord, 2013); Le Goût du faux et autres chansons (Festival d'Automne, 2014), Orfeo, in co-produzione con Samuel Achache, adattato da Monteverdi (Comédie de Valence, gennaio 2017); Demi-Véronique, balletto teatrale ispirato alla Quinta Sinfonia di Gustav Mahler co-creato e interpretato con Caroline Darchen e Lionel Dray (Comédie de Valence, febbraio 2017); Tarquin, dramma lirico composto da Florent Hubert su libretto di Aram Kebabijan (Nouveau Théâtre de Montreuil - CDN, settembre 2019). Nel febbraio 2016 è invitata a mettere in scena Brùndibar di Hans Krasa all'Opéra de Lyon. In piena crisi sanitaria, mette in scena Hippolyte et Aricie di Jean-Philippe Rameau, diretta da Raphaël Pichon con l'Ensemble Pygmalion (Opéra Comique, novembre 2020) e The Rape of Lucretia di Benjamin Britten, diretta da Léo Warynski (Opéra de Paris / Théâtre des Bouffes du Nord, maggio 2021). Nell'aprile 2022 è stata impegnata in La Nuit sera blanche, tratto da Una creatura gentile di Fëdor Dostoevskij con la regia di Lionel González (Théâtre Gérard Philipe, Saint-Denis). Ha una passione per le creazioni in situ, in cui la forza motrice della creazione si basa sull'estrazione di racconti, storie inconsce da luoghi preesistenti. Creazioni in situ: Nous brûlons, une histoire cubiste, spettacolo itinerante nei recessi del villaggio di Villeréal (luglio 2010); Some kind of minster, creazione su un campo da tennis (Villeréal 2012); Dieu et sa maman, una performance in una chiesa sconsacrata di Valence, riempita di canoe, creata e interpretata con Lionel Dray (festival Ambivalences, maggio 2015); TRAP, una performance nel piano inferiore del teatro della Comédie de Valence e negli archivi dipartimentali della città (maggio 2017). Da luglio 2019 gestisce insieme a Marion Bois ed Elaine Meric il Théâtre de l'Aquarium, nella Cartoucherie di Parigi, facendone una casa di creazione dedicata all'intreccio tra musica e teatro.
Jeanne Candel, Caroline Darchen Lionel Dray
Samuel Achache