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57

QUAI OUEST

Approdo di ponente

da
Friday
11
July
2014
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18:00
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July
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Teatro

Sinossi

Mi pare sia stato Walter Benjamin in una discussione a Monaco di Baviera, quando ancora le nubi naziste parevano lontane, a dire ad un gruppo di giovani autori tedeschi e austriaci, in occasione di una riunione per il premio Büchner, che i grandi testi si possono raccontare in due minuti.

Ebbene, Quai Ouest è un grande, graffiante, tragico affresco che annuncia inequivocabilmente la fine della nostra cultura e della nostra civiltà.

Come tutte le grandi opere di critica questo testo fa violenza ai valori morali e politici sui quali è basata la nostra società, mettendo in discussione non solo la sopravvivenza della nostra cultura, ma quella dei nostri popoli. E lo fa in modo tragicomico, analizzandoci con la curiosità che ha il bambino quando scopre per la prima volta il formicaio.

Monique e Koch - una, laica alla permanente rincorsa di se stessa, l’altro, intellettuale cattolico amministratore di beni ecclesiastici che ha perduto insieme al senso del denaro anche la fede - sono due borghesi che si sono persi in una nuova ‘giungla della città’, una giungla situata sulla riva (sinistra?) di un fiume vicino all’approdo di un fantomatico ferry dove resistono magazzini abbandonati attraversati da un’autostrada.

Koch sa bene che questo è il luogo dove regnano i nuovi padroni.

I protagonisti della subcultura suburbana che ormai tutti noi ben conosciamo.

È in questo luogo che lui desidera essere ammazzato.

Nel frattempo una famiglia di immigrati sudamericani, Rodolfe, Cécile, Charles e Claire, un giovane delinquente di belle speranze chiamato Fak, e una misteriosa creatura nera che tutti chiamano Abad, ci insegneranno con comica cattiveria chi siamo, dove stiamo andando e perché la nostra battaglia di sopravvivenza è definitivamente perduta.

Koltès ha il coraggio di mettere sulla carta una struttura shakespeariana, ponendo, proprio come il grande maestro inglese, il monologo al centro della sua drammaturgia.

Il risultato di questo lavoro è incredibile perché l’autore riesce a raggiungere vette di sublime poesia e, tradendo le manie della drammaturgia frammentaria a lui contemporanea e a noi ben nota, dimostra di conoscere la macchina teatrale come pochi altri.

Per lui la forma è solo un mezzo e non un punto d’arrivo, come ci dimostrerà in altre opere, trasformandosi continuamente fino a ‘cambiarsi’ totalmente come, per esempio, in Roberto Zucco, la sua ultima opera.

Paolo Magelli

Crediti

Programma

di Bernard-Marie Koltès

traduzione Saverio Vertone

regia Paolo Magelli

scene Lorenzo Banci

costumi Leo Kulaš

luci Roberto Innocenti

musiche Arturo Annecchino

dramaturg Željka Udovičić

con (in ordine di apparizione)

Valentina BanciPaolo GraziosiFrancesco BorchiFrancesco CortopassiFabio MascagniElisa Cecilia LangoneAlvia RealeMauro Malinverno

nuova produzione

Teatro Metastasio Stabile della Toscana

in collaborazione con Spoleto57 Festival dei 2Mondi

Programma di Sala

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Date & Biglietti

INFO BIGLIETTERIA
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11
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2014
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18:00
Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti
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Teatro Nuovo Gian Carlo Menotti
Orari Evento
28 Giugno
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29 Giugno
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30 Giugno
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09 Luglio
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Biografie

PAOLO MAGELLI

Paolo Magelli è nato a Prato. Non ancora ventenne entra a far parte del Teatro Studio del teatro Metastasio e ne diventa il regista. Collabora poi con Giorgio Strehler alla stesura del testo sulla famosa riforma del teatro toscano e del teatro italiano, entrambe rimaste inapplicate. Lascia Prato alla metà degli anni ’70. Nel 1974 inizia a Belgrado un lavoro che lo porterà a collaborare con tutti i grandi centri della ex Jugoslavia guadagnandosi numerosissimi premi.

Lavora per il Théâtre de l’Est parisien (oggi Théâtre national de la Colline) e inizia una collaborazione con il teatro francese che è ancora oggi attiva. Gli spettacoli di Magelli cominciano a girare l’Europa. Nel 1985 lascia Belgrado e si trasferisce a Zagabria, dove diviene direttore artistico del Teatro ZKM. Nel 1989 è invitato a collaborare stabilmente come regista a Wuppertal, al teatro Wuppertaler Bühnen di Pina Bausch, dove rimarrà fino al 1995 realizzandovi una dozzina di spettacoli. L’inizio della guerra lo sorprende a Zagabria mentre lavora a _Fede, speranza, carità _di Horváth, che sarà rappresentato a mezzogiorno a causa dell’oscuramento. Ben presto entra in conflitto con il regime di Tudjman e viene escluso dalla vita teatrale croata. Nel 1995 (dopo tre anni d’interdizione) decide di mettere di nuovo in scena a Zagabria, finanziandolo autonomamente, Il giardino dei ciliegi, nel foyer semidistrutto del teatro Gavella. I suoi spettacoli riprendono a girare l’Europa e il mondo. Vince con _Tre sorelle _di nuovo il gran premio al Festival di Sarajevo, il primo dopo la guerra. Nel 2000 lavora in occasione dell’anniversario delle Crociate con il Teatro Nazionale Palestinese di Ramallah e con quelli israeliani di Tel Aviv, Akko e Haifa. Sarà l’ultimo incontro fra attori palestinesi e israeliani. Lo segue nel progetto Goran Bregović con tutta la sua orchestra. Nel 2003 si trasferisce da Vienna a Dresda, dove lavorerà stabilmente fino al 2009 allo Staatschauspiel. Nel 2005 il Teatro Metastasio lo invita con un suo vecchio spettacolo di Zagabria, Un mese in campagna, e per la prima volta rientra a Prato dove nasce un progetto denominato "Cantiere disperazione". Nel 2010 diventa direttore del Teatro Metastasio Stabile della Toscana. Continua a collaborare come regista con teatri in Serbia, Croazia e Germania. Paolo Magelli ha messo in scena più di 140 spettacoli in vari teatri del mondo.

LORENZO BANCI

Attivo da oltre vent’anni come pittore, si è avvicinato alla scenografia grazie a Paolo Magelli, che l’ha scelto per molti suoi spettacoli in paesi dell’Europa Centrale e del Sud America. Tra le sue principali e più recenti realizzazioni per il teatro: _Giochi di famiglia _di Biljana Srbljanovic, Il giardino dei ciliegi di Anton Cechov, _I fratelli Karamazov _di Fëdor Michailovič Dostoevskij, Isola di Tommaso Santi, _Hotel Belvedere _di Ödön von Horváth, _Na Dnu _di Maksim Gorki.

Tra le sue principali esposizioni: I_talian Genius Now_, prodotta dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci e realizzata fra il 2007 e il 2009 ad Hanoi, Singapore, New Delhi e Roma e Gerhard Richter e la dissolvenza dell’immagine nell’arte contemporanea, organizzata da CCCS al Palazzo Strozzi di Firenze nel 2010. Ha esposto poi alla Biennale di Monza 2011, alla 54a Biennale di Venezia, padiglione Toscana, e al Centre for Contemporary Art Luigi Pecci, Prato, 2011.

LEO KULAŠ

Il costumista sloveno Leo Kulaš nasce in Croazia. Ancora allievo dell’Accademia di Arti Applicate di Belgrado collabora con il regista Paolo Magelli per l’opera _Nabucco _al Festival di Spalato del 1983. Realizza costumi per 150 rappresentazioni nei teatri dell’ex Jugoslavia e per numerosi teatri in Germania, Austria e Italia, ottenendo riconoscimenti e importanti premi. Lavora inoltre come costumista nella danza, in Slovenia, Croazia, al Ballet di Zurigo, ad Anversa e a Bucarest, collaborando, fra gli altri, con i coreografi Edward Clug e Irek Mukhamedov. La sua attività si estende nei teatri d’opera di Lubiana, Linz, Maribor, Hannover e Sofia. Lavora inoltre a una decina di film sloveni e ad alcune produzioni TV. In Slovenia viene insignito del Preseren, il massimo premio nell’ambito della cultura. Ha collaborato con importanti registi quali Tomaz Pandur, Eduard Miller, Roberto Ciulli, Ernst M. Binder, Matthias Davis, François M-Pesanti, Diego de Brea, Janusz Kica, Plamen Kartaloff. Da anni lavora per il Theater an der Ruhr, il Thalia Theater di Amburgo, lo Staatsschauspiel di Dresda e il Teatro Metastasio Stabile della Toscana di Prato, per il quale ha realizzato i costumi di Animali nella nebbiaGiochi di famigliaIl giardino dei ciliegi e Hotel Belvedere.

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