Baldwin Giang, Ensemble Garage & Friends
Scenes from the Post-Diaspora
Identità post-globalizzazione e ibridismo negli ambienti urbani hanno plasmato il background personale di Baldwin Giang, compositore e pianista in residenza presso i Mahler & LeWitt Studios.
Scenes from the Post-Diaspora esplora questi temi e li sviluppa in un’opera multimediale articolata in più movimenti dove la musica di Giang, interpretata magistralmente dal tedesco Ensemble Garage insieme ad artisti provenienti da Taiwan, Vietnam, Paesi Bassi e Italia, è accompagnata da filmati realizzati in ambienti urbani che hanno segnato il percorso personale del compositore.
«Per il movimento ambientato a Roma» - commenta Giang – «sto lavorando con il videoartista italiano Andrea Bancone. Siamo interessati a come la queerness e la migrazione si intersecano con la natura palinsestica della vita cittadina romana: proprio come Roma è costruita su molti strati di storia, che sono spesso sommersi ma possono emergere in rotture del tempo storico in luoghi inaspettati della città, la queerness è in gran parte invisibile ma viene resa visibile durante flash opportuni e incontri clandestini. Gli immigrati crescono e tramontano anche nell’immaginario sociale della Roma contemporanea. Sono interessato a come questa costellazione di idee possa suggerire nuovi approcci alla rivelazione e alla stratificazione del materiale musicale, al dispiegarsi del tempo musicale e a una prospettiva non lineare sul futuro».
Baldwin Giang è un compositore, pianista, creatore interdisciplinare ed educatore di fama internazionale, la cui musica coinvolge le energie della comunità di pubblico e artisti e crea esperienze concertistiche che sono opportunità di meraviglia e giudizio collettivo. Ha vinto il Samuel Barber Rome Prize ed è residente presso l’American Academy in Rome per il 2023/2024.
Ensemble Garage
Carlos Cordeiro clarinetto/clarinetto basso
Malgorzata Walentynowicz pianoforte/tastiera
Yuka Ohta percussioni
Steffen Ahrens chitarra
con
Laura Faoro flauto
Rada Ocharova violino
Jacob Schafer violino
Emlyn Stam viola
James Morley violoncello
Yun-han Su pipa
Elias Peter Brown direttore
musica Baldwin Giang
produzione Spoleto Festival dei Due Mondi
presentato da American Academy in Rome e Mahler & LeWitt Studios
in collaborazione con Fondazione Carla Fendi
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
È un grande onore essere presente al Festival dei Due Mondi di Spoleto in un concerto-ritratto dedicato al mio lavoro. Stasera ascolterete tre opere recenti, tra cui una prima assoluta, eseguite magistralmente dai miei cari amici dell’Ensemble Garage e dagli artisti ospiti.
Testi di Baldwin Giang
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Scenes from the Post-Diaspora
per ensemble e video
prima assoluta
flauto Laura Faoro
clarinetto Carlos Cordeiro
pipa Yun-han Su
tastiera Malgorzata Walentynowicz
percussoni Yuka Ohta
violino Rada Ocharova
violino Jacob Schafer
viola Emlyn Stam
violoncello James Morley
direttore Elias Peter Brown
Scenes from the Post-Diaspora racconta i luoghi in cui ho vissuto, dove l’identità deve essere sempre interpretata e negoziata, e immagina con senso critico cosa potrebbe significare in futuro appartenere a una diaspora. Il concetto di “post-diaspora” deriva dagli scritti del teorico Shu-mei Shih, il quale sostiene che, vista la migrazione diffusa e post-generazionale dei popoli lontano dalle loro patrie ancestrali, «la diaspora dovrebbe avere una fine... a chiunque dovrebbe essere data la possibilità di diventare local». Pur restando agnostico sul fatto che una “post-diaspora” utopica possa o debba avvenire, sono interessato a indagare le condizioni di spazio e di tempo che potrebbero far sentire un soggetto visibile e accettato nella sua differenza culturale, indipendentemente dal fatto di appartenere a una comunità maggioritaria o minoritaria. Si potrebbe dire che sto cercando e immaginando le tracce della “post-diaspora” nel presente.
La ricerca artistica alla base di questo progetto è stata semplice: mi sono filmato mentre portavo con me i segni della mia identità, la pipa (un liuto tradizionale cinese) e il đàn nguyệt (un liuto tradizionale vietnamita), mentre interagivo con gli ambienti urbani con cui ho un legame personale. Ho poi scritto la musica in risposta agli effetti generati dall’interazione tra la mia identità, l’ambiente e il mezzo video. Infine, ho montato e ordinato il video in una sintassi non narrativa, ma strettamente integrata con la musica.
La prima scena si svolge a Philadelphia, dove sono nato. Realizzato in collaborazione con il regista di Philadelphia Brian Erickson, il video indaga la politicizzazione dei confini della Chinatown della città statunitense. A fronte di una lunga storia di organizzazione politica da parte della comunità, i dirigenti comunali di Philadelphia hanno stravolto la geografia urbana di Chinatown installando un’autostrada che taglia in due il quartiere e minacciando di costruire una prigione e uno stadio di basket ai suoi margini. Nel mio lavoro, la relazione tra video e musica esplora le barriere che costituiscono l’identità del quartiere e sovverte giocosamente la rigidità di questi confini.
La seconda scena – un video realizzato in collaborazione con il regista taiwanese Chris Kang – riguarda Ximending, un appariscente quartiere commerciale di Taipei ricoperto di neon che fonde il consumismo asiatico e quello occidentale. Ho vissuto un anno in questo quartiere e mi interessava capire come incarnasse un ottimismo ubriaco ed evasivo sul futuro, ma anche i segni dell’eccesso del capitalismo. Girato a tarda notte dopo che le orde di turisti se ne sono andate, in loro assenza sentiamo solo le tracce di un pubblico globalizzato.
L’ultima scena, realizzata in collaborazione con il regista italiano Andrea Bancone e l'attore italiano Gabriele Lepera, riflette sulla porosità del luogo, dell’identità e della storia nei locali di cruising gay di Roma. Girato a Villa Gordani, un bellissimo parco con antiche rovine che di notte diventa un ritrovo per il cruising delle diverse comunità di immigrati queer dell’estremo oriente di Roma, così come a Settimo Cielo a Ostia, indaghiamo il modo in cui la queerness e la migrazione si intersecano con la natura palinsestica della vita cittadina a Roma. A differenza di Philadelphia, i confini sono fluidi e gli sconfinamenti sono frequenti e discreti. L’identità è multimodale e attraverso l’interazione di diversi media puntiamo a un’estetica che possa contenere la sua vasta molteplicità.
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songs after sufjan
per violino, violoncello e pianoforte (doppia tastiera)
prima italiana
I. I should have known better
II. so/that
III. to be alone with you
violino Rada Ocharova
violoncello James Morley
pianoforte, tastiera Malgorzata Walentynowicz
songs after sufjan è, in parte, un omaggio al cantautore/compositore Sufjan Stevens. Il mio brano per trio con pianoforte si avvale di alcuni materiali musicali delle canzoni di Stevens, come la trasposizione della loro produzione pop accuratamente orchestrata in un’armonia microtonale onirica e in tecniche estese, come mezzo per evocare sia l’intimità che l’affetto delicato dei mondi sonori di Stevens. Inoltre, i fantasmi dei testi di Stevens, ricontestualizzati in rapporto alla mia musica, servono come punto di partenza per l’arco emotivo unico del mio lavoro.
Il primo movimento, I should have known better, è un riferimento alla canzone Should have known Better dell’album di Stevens del 2015 Carrie and Lowell. Il testo di Stevens tratta il suo dolore per la morte della madre e la natura conflittuale del loro rapporto, prima di una svolta inaspettata verso la luce che la nipote appena nata porta nella sua vita. Il mio lavoro, ispirato dalla drammaticità dei testi, accosta materiali fortemente contrastanti basati sul cromatismo e sull’intonazione giusta. Il secondo movimento, so/than, è uno studio sull’ambiguità. Funziona sia come interludio tra i movimenti I e III sia come fulcro emotivo dell’intera opera. Il titolo del terzo movimento, to be alone with you, è un riferimento all’omonima canzone di Stevens; ho trovato il testo della canzone – che esprime il necessario sacrificio di sé stessi per stare da soli con qualcuno e con Dio – particolarmente pertinente in un periodo in cui stavo compiendo scelte difficili nella mia vita personale durante la pandemia di COVID-19. In questi tempi, scegliere di stare da soli con qualcuno porta conforto e rischio, compagnia e imbarazzo.
songs after sufjan è dedicato a mia madre, Cam Ly, che è morta di cancro nel novembre 2020 mentre componevo il brano.
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my axe, my gun...my wayward son
per quattro musicisti
prima italiana
I. my axe
II. my gun
III. ... my wayward son
clarinetto basso, keytar Carlos Cordeiro
tastiera, keytar Malgorzata Walentynowicz
percussioni Yuka Ohta
chitarra elettrica, basso Steffen Ahrens
my axe, my gun... my wayward son, scritto per commemorare il 40° anniversario del memoriale della guerra del Vietnam, si apre su una rete di metafore che mettono in relazione la musica strumentale con la violenza e l’espressione di sé nella musica occidentale. L’oscillazione virtuosistica dei chitarristi elettrici (e dei sassofonisti) durante gli assoli ha generato lo slang americano di “axe” per indicare la chitarra. Fin dalla nascita dell’orchestra europea, tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, i commentatori hanno paragonato l’orchestra a un esercito e l’alzata coordinata degli archi dei violini all’“alzata dei moschetti”. my wayward son si interroga su come questa strumentazione unica e il suo talento improvvisativo possano instaurare una serie di relazioni con l’esecutore che derivano da metafore profondamente radicate nella musica occidentale, da uno strumento come arma a uno strumento come veicolo per un vagabondaggio immaginativo.
Ha recentemente completato una borsa di studio Fulbright per artisti nel 2022-2023 a Taiwan ed è stato nominato compositore residente presso la Louisville Orchestra nel 2024-2025. È stato nominato/finalista per il Gaudeamus Award 2022, il premio internazionale più prestigioso per compositori sotto i 35 anni. La sua musica è stata eseguita in luoghi come la Carnegie Hall, la Merkin Hall, il Symphony Center di Chicago e lo Chateau de Fontainebleau. Ha ricevuto commissioni dal National Sawdust Ensemble, Metropolis Ensemble, New York Youth Symphony, Civic Orchestra of Chicago, Loadbang, Playground Ensemble, Grossman Ensemble, Fondation Maurice Ravel, Gaudeamus Muziekweek, Robert Black Foundation, Music in Bloom, How It’s Musically Made, e Music from Copland House.
Tra i festival nazionali e internazionali che hanno presentato il suo lavoro ricordiamo: Manifeste dell’IRCAM (Francia), Ecoles d’arts Americaines de Fontainebleau (Francia), Concours International de Piano d’Orleans (Francia), Gaudeamus Muziekweek (Paesi Bassi), 24th Annual Young Composers’ Meeting (Paesi Bassi), Valencia International Performance Academy (Spagna), highSCORE (Italia), Festival Contrasti (Italia), Aspen Music Festival, Edward T. Cone Institute della New Jersey Symphony a Princeton, Yale nel New Music Workshop di Norfolk, CULTIVATE at Copland House, Avaloch Farm Music Institute, American Music Festival dell’Albany Symphony, Bang on a Can Summer Music Festival, June in Buffalo, New Music on the Point, NUNC!3, National Sawdust’s Digital Discovery Festival, Atlantic Music Festival, Midwest Graduate Music Consortium , Simposio dei compositori del Midwest, Conferenza nazionale degli studenti della SCI, Conferenza della North American Saxophone Association e NSEME. Baldwin si è laureato alla Yale University e ha conseguito un B.A. con lode sia in musica che in scienze politiche presso la University of Michigan-Ann Arbor, conseguendo un M.A. come Regents Fellow. Baldwin è attualmente uno studente di dottorato e membro della Division of Humanities presso l’Università di Chicago, dove studia con Augusta Read Thomas, Sam Pluta, Anthony Cheung, Hans Thomalla, Courtney Bryan e Felipe Lara.
L'Ensemble Garage è stato fondato nel 2009. I suoi dieci membri sono alla costante ricerca di risposte su questioni artistiche, sociali ed estetiche che definiscono il nostro tempo. Nel farlo, l'Ensemble esplora metodi e mezzi per creare ambiti ("vie", "sfere", "regni"?) di espressione attraverso la composizione contemporanea.
Fin dalla sua fondazione l'ensemble produce stimoli artistici innovativi, spostando l'attenzione sulla riflessione della (post)-internet-society con le sue espressioni digitali-mediali, modellando lo sviluppo della nuova musica verso forme di produzione trans-mediali, teatrali e performative.
Una parte importante del lavoro dell'ensemble è la collaborazione e lo scambio con altri artisti, in particolare con compositori della nuova generazione. Per questo l'Ensemble Garage ha organizzato e curato numerosi concerti-scambio con giovani compositori provenienti da Germania, Polonia, Stati Uniti, Finlandia, Turchia e Francia, tra gli altri. Inoltre, l'ensemble collabora regolarmente con curatori e artisti ospiti provenienti da vari settori come il video (ad esempio Warped Type) e la danza (ad esempio Mouvoir / Stephanie Thiersch). In questo modo implementa la "Community of Practice" - un metodo di lavoro artistico in cui i membri di diversi ambiti artistici esplorano in modo collaborativo le rispettive pratiche, che possono sfociare in un lavoro artistico concreto.
Dall'autunno 2019 l'Ensemble Garage ospita più volte all'anno la rassegna di concerti Acts 'n Sounds, presentando diversi concept programmatici con vari argomenti in diverse sedi di Colonia. Collabora inoltre con la serie di concerti FRAU MUSICA NOVA, sviluppando concerti transmediali che superano i confini della club-culture, del teatro musicale sperimentale e della performance, sostenendo in particolare il lavoro artistico delle donne.
Come ospite, l'ensemble si esibisce regolarmente in rinomati festival in Germania e all'estero, come Acht Brücken Festival Cologne, Eclat Stuttgart, Warsaw Autumn, Musica Strasbourg, Ruhrtriennale, Donaueschinger Musiktage, Kunstfestpiele Herrenhausen, SPOR Festival Aarhus (Danimarca), GAIDA Festival Vilnius (Lituania), Warschauer Herbst, Musica Strasbourg e Mixtur Barcelona (Spagna), tra gli altri.
Lavora come direttore d’orchestra, compositore, improvvisatore e curatore, cercando di creare spazi significativi per l’ascolto dentro e fuori la sala da concerto. È stato nominato Salonen Fellow per il biennio 2023/24, dove sarà affiancato da Esa-Pekka Salonen e ricoprirà il ruolo di direttore assistente alla San Francisco Symphony, oltre a lavorare come direttore assistente con la Colburn Conservatory Orchestra nel Nagaunee Conducting Program. In precedenza, è stato direttore assistente della Korean National Symphony Orchestra di Seoul durante la stagione 2022/23, ruolo che ha assunto dopo aver vinto il primo premio e il premio per l’orchestra al Korean International Conducting Competition. Attualmente è sostenuto come Stipendiat del Conducting Forum del Germany Music Council ed è destinatario di un Solti Foundation US Career Assistance Award. Recentemente ha lavorato con l’Orchestre Philharmonique de Monte-Carlo, la Symphonieorkest Vlaanderen, la BBC National Orchestra of Wales, la Gyeonggi Philharmonic Orchestra, l’Orchestra della Komische Oper, la Magdeburgische Philharmonie, la Kammerakademie Potsdam, la Kammerorchester Basel, la North Czech Philharmonic Orchestra Teplice, l’Ensemble MusikFabrik, lo Zafraan Ensemble, l’Ensemble New Babylon, lo Spectra Ensemble e il Divertimento Ensemble. Ha partecipato a masterclass con David Zinman, Johannes Schlaefli, Kristiina Poska, Mark Stringer, Marin Alsop, Robert Treviño e Larry Rachleff ed è stato scelto come partecipante per Das Kritisches Orchester nel 2022. I suoi insegnanti sono stati Sian Edwards, Harry Curtis e Daniel Boico. Al di fuori del suo ruolo di direttore d’orchestra, è stato impegnato come curatore musicale attraverso il programma Sounds Now all’Onassis Stegi, e il suo lavoro di compositore è stato eseguito all’Institute of Contemporary Arts di Londra, al Krama Festival di Atene e al Contemporary Art Centre di Vilnius. Risiede a Berlino e si è laureato all’Università di Yale e alla Royal Academy of Music, dove la sua tesi di master, Spacing, Placing, Making Kin: Towards a Musical Curatorship, ha attinto alla letteratura nel campo degli studi curatoriali per teorizzare e definire le modalità pedagogiche, discorsive e dialogiche della curatela di concerti. Altri lavori recenti includono CAVE, una performance site-specific per il Brunel Museum basata sul mito della caverna di Platone, selezionata della Quadriennale di Praga 2019 e “less than a grain of dust” un programma di musica che abbraccia ottocento anni commissionato come risposta musicale all’innovativa mostra Lumia per la Yale University Art Gallery.
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