William Kentridge
The Great Yes, The Great No
Marsiglia, 1941: un transatlantico salpa verso la Martinica, portando con sé un carico di brillanti menti in fuga. Tra i passeggeri ci sono il padre del surrealismo André Breton, l’antropologo Claude Lévi-Strauss, il pittore cubano Wifredo Lam, il romanziere comunista Victor Serge e Anna Seghers, scrittrice tedesca in esilio. E fin qui è storia.
La magia accade quando Caronte, il traghettatore dei morti della mitologia greca ora promosso capitano della nave, riorganizza lo spazio-tempo e invita altri celebri personaggi a unirsi a questa “nuova arca”. A questa sorta di allegoria di tutte le spedizioni forzate del passato e del presente, prendono parte anche figure rilevanti dell’anticolonialismo come Aimé Césaire, il filosofo Franz Fanon, le sorelle Nardal, e ancora protagonisti della storia come Joséphine Baker, Joséphine Bonaparte, Frida Kahlo, Trotsky e persino Stalin.
Per la prima volta al Festival dei Due Mondi, il geniale artista sudafricano William Kentridge presenta un’opera multidimensionale: in parte teatro, in parte oratorio, in parte opera da camera. Kentridge è creatore di opere d’arte uniche che combinano disegno, animazione, cinema, produzioni teatrali e operistiche. In questo spettacolo il suo sguardo eccezionale si unisce alle musiche composte da Mahlangu, in una drammaturgia che mescola coro greco, proiezioni, danzatori, maschere e giochi d’ombre. Il contesto culturale della Parigi Nera degli anni ‘40, la poesia della Martinica, il surrealismo e il movimento della Négritude fanno da sfondo al libretto, che esplora modi antirazionali di interpretare linguaggio e immagine.
Celebrando l’inaspettato e il non convenzionale, The Great Yes, The Great No cattura il poetico e il rivoluzionario, spingendosi verso la possibilità di un futuro più libero e autentico.
regia e concept William Kentridge
registi collaboratori Nhlanhla Mahlangu, Phala O. Phala
musica corale Nhlanhla Mahlangu
costumi Greta Goiris
scene Sabine Theunissen
direttore musicale Tlale Makhene
dramaturg Mwenya Kabwe
luci Urs Schönebaum, Elena Gui
editing e montaggio proiezioni Žana Marović, Janus Fouché, Joshua Trappler
cinematografia Duško Marović
controllo video Kim Gunning
suono Gavan Eckhart
interpreti Xolisile Bongwana, Hamilton Dhlamini, William Harding, Luc De Wit, Tony Miyambo, Nancy Nkusi
coro Anathi Conjwa, Asanda Hanabe, Zandile Hlatshwayo, Khokho Madlala, Nokuthula Magubane, Mapule Moloi, Nomathamsanqa Ngoma
danzatori Thulani Chauke, Teresa Phuti Mojela
musica eseguita live da Marika Hughes (violoncello), Nathan Koci (fisarmonica, banjo), Tlale Makhene (percussioni), Dana Lyn (pianoforte)
produzione THE OFFICE performing arts + film
progetto del Centre for the Less Good Idea
co-produttori Les Théâtres de la Ville de Luxembourg, Ruhrfestspiele Recklinghausen, Spoleto Festival Dei Due Mondi
con il patrocinio dell'Ambasciata del Sudafrica a Roma
prima italiana
INFORMAZIONI
Spettacolo in lingua inglese, francese e idiomi africani con sopratitoli in italiano a cura di Andrea Terradura
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
Testo di William Kentridge
Nel marzo del 1941, quando la nave mercantile Capitaine Paul Lemerle salpò da Marsiglia alla volta della Martinica, tra i passeggeri in fuga dalla Francia di Vichy si trovavano il surrealista André Breton, l'antropologo Claude Lévi-Strauss, l’artista cubano Wifredo Lam, il romanziere comunista Victor Serge e la scrittrice Anna Seghers.
Questa nave e il suo viaggio costituiscono il punto di partenza di The Great Yes, The Great No. Il capitano del battello non può che essere Caronte, il traghettatore delle anime, che solca le acque chiamando a sé altri personaggi. Dalla Martinica rispondono all’appello Aimé Césaire, che aveva compiuto lo stesso tragitto due anni prima insieme alla moglie Suzanne, e Jane e Paulette Nardal, che, insieme ai coniugi Césaire e a Léopold Sédar Senghor, furono tra i fondatori del movimento anticolonialista della Négritude nella Parigi degli anni Venti e Trenta. Anche Frantz Fanon, anch’egli originario della Martinica, viaggia a ritroso nel tempo per apparire a bordo. Un'altra figura martiniciana sulla nave è Joséphine Bonaparte, accostata alla celebre parigina Joséphine Baker. Persino Trotsky, assassinato in Messico sei mesi prima della partenza, è presente sul battello. Anche Stalin fa una fugace apparizione.
Il viaggio raccontato è quello dell’attraversamento dell’Atlantico nel 1941, ma riecheggiano in esso anche le traversate forzate dall’Africa ai Caraibi e quelle più recenti. Sullo sfondo del libretto si stagliano i terreni fertili di Parigi e della Martinica, del Surrealismo e della Négritude. La sua base fondante è il poema seminale di Aimé Césaire, Cahier d’un retour au pays natal (Diario del ritorno al paese natale, 1939). Qui entrano in gioco nuovi approcci antirazionali al linguaggio e all’immagine: i pensieri dispeptici di Caronte si nutrono di molteplici fonti, dal Surrealismo di Breton all’Afro-Cubismo di Wifredo Lam, dalla poesia di Léon-Gontran Damas agli scritti di Senghor, Suzanne Césaire e Paulette Nardal, fino alle poesie degli anni Trenta di Bertolt Brecht.
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Un Coro di Sette Donne
di Nhlanhla Mahlangu
regista collaboratore e compositore corale per The Great Yes, The Great No
e Mwenya Kabwe
dramaturg per The Great Yes, The Great No
The world is leaking – The dead report for duty – The women are picking up the pieces.
Il mondo sta cedendo – I morti rispondono all’appello – Le donne raccolgono i frammenti.
Questa frase poetica di William Kentridge ha ispirato la concezione del Coro di Sette Donne, cuore pulsante di The Great Yes, The Great No. In un panorama popolato da figure storiche richiamate dall’aldilà, il Coro incarna i migranti che sopravvivono alla traversata del mare e che ci impongono di ricordare coloro che non ce l’hanno fatta. Le loro sette voci non solo creano un’armonia corale equilibrata, ma rappresentano anche un simbolo di compimento ciclico, un ponte tra mito e leggenda. Il Coro di Sette Donne arriva dopo: dopo il viaggio, dopo la guerra, dopo la tempesta, dopo la festa, dopo il declino, per raccogliere i pezzi e ricostruire. È un’offerta di possibilità dopo la rovina.
Il ruolo del compositore corale è quello di scavare nella profondità e nell’autenticità del suono, svelando le infinite sfumature della voce umana. In The Great Yes, The Great No, la composizione corale, guidata da Nhlanhla Mahlangu, si sviluppa attraverso la danza, il movimento e la memoria somatica, permettendo al coro di esplorare il suono in una dimensione fisica e di immergersi nelle stratificazioni culturali e storiche. Il libretto si compone di estratti di testi provenienti da fonti diverse, tradotti nelle molteplici lingue parlate dai cantori: isiZulu, isiXhosa, Setswana, SiSwati e Xitsonga. Durante i laboratori, il coro discute i significati dei testi, radicandoli in un contesto personale che permetta di sentire, nel corpo, il senso profondo delle parole attraverso il tempo e lo spazio. Da qui nasce la ricerca di una coerenza musicale, espressa in melodia, ritmo, canto e invocazione. Il lavoro del Coro, pur radicato in una specifica realtà, riesce a evocare un senso profondo che trascende le distanze.
La traduzione è una componente essenziale di questo processo: il Coro lavora con e attraverso le lingue originarie del libretto, tra cui il francese, l’inglese e il creolo. I testi diventano doni, spunti e provocazioni per il processo di traduzione, inteso come un ponte tra esperienze, idee e visioni. Così si evoca il viaggio, il passaggio da un luogo all’altro, come la traversata in mare da Marsiglia alla Martinica che anima e ispira il Coro di Sette Donne, portandolo verso una dimensione sonora di (mis)translation. Il Coro cattura le grandi asimmetrie del mondo, ma anche lo straordinario potenziale di nuove comprensioni, completando in questo modo l’esperienza surreale, magica e inattesa di The Great Yes, The Great No. È un’affermazione della potenza dell’inconscio, del caso e del sogno.
Testo originariamente commissionato e pubblicato dalla LUMA Foundation in occasione della prima di The Great Yes, The Great No ad Arles, Francia, nel luglio 2024.
Artista poliedrico il cui lavoro abbraccia disegno, scrittura, cinema, performance, musica e teatro per dare vita a opere profondamente radicate nella politica, nella storia, nella letteratura e nella scienza. Al centro della sua poetica si trova un costante dialogo tra contraddizione e ambiguità, elementi che danno forma a una visione artistica unica e in continua evoluzione. Dagli anni Novanta, le sue creazioni sono state esposte nei più prestigiosi musei del mondo, tra cui il Museum of Modern Art di New York, l’Albertina di Vienna, il Musée du Louvre di Parigi, il Louisiana Museum di Copenaghen, il Museo Reina Sofía di Madrid, il Kunstmuseum di Basilea e la Royal Academy of Arts di Londra. Le sue opere fanno parte delle collezioni permanenti di numerose istituzioni artistiche internazionali. Parallelamente, Kentridge ha portato la sua visione anche nel mondo dell’opera, curando la regia di capolavori come Il flauto magico di Mozart, Il naso di Šostakovič, Lulu e Wozzeck di Alban Berg, messi in scena nei più importanti teatri del mondo, tra cui il Metropolitan Opera di New York, La Scala di Milano, la English National Opera di Londra, l’Opéra de Lyon, la Dutch National Opera di Amsterdam, la Sydney Opera House e il Festival di Salisburgo. Le sue creazioni teatrali combinano performance, proiezioni, ombre, voce e musica, dando vita a spettacoli innovativi come The Refusal of Time, The Head & the Load e Waiting for the Sibyl, opere in cui il linguaggio visivo si fonde con quello sonoro in una narrazione stratificata e coinvolgente. Nel 2016, Kentridge ha fondato a Johannesburg il Centre for the Less Good Idea, un laboratorio dedicato alla sperimentazione artistica e alla collaborazione interdisciplinare. Attraverso workshop, performance pubbliche e programmi di mentorship, il Centro si propone come spazio per il pensiero creativo e l’arte in divenire. Nel corso della sua carriera, ha ricevuto dottorati honoris causa da istituzioni prestigiose come Yale, Columbia e l’Università di Londra, oltre a numerosi riconoscimenti internazionali, tra cui il Premio Kyoto (2010), il Premio Princesa de Asturias (2017), il Praemium Imperiale (2019) e, nel 2023, il Premio Olivier per l’Eccellenza nell’Opera.
Vocalist, coreografo, compositore, creatore teatrale, danzatore ed educatore, Nhlanhla Mahlangu è laureato in Dance Teaching presso il Moving into Dance di Mophatong. Nato a Pholapark Squatter Camp in Sud Africa alla fine degli anni ‘70, durante il periodo dell'Apartheid, Mahlangu ha iniziato a frequentare la scuola durante lo stato di emergenza nazionale degli anni ‘80, assistendo in prima persona ai conflitti tra l'African National Congress, l'Inkatha Freedom Party e la Third Force degli anni ‘90. Definito come un collaboratore generoso e interdisciplinare, Mahlangu è noto per la sua capacità di creare opere originali e complesse che uniscono tradizione e contemporaneità. È celebre per la sua interpretazione della Isicathamiya, una forma musicale a cappella che fonde il canto con il movimento. Attraverso questa pratica, Mahlangu elabora la storia del Sud Africa, concentrandosi in particolare sulla condizione dei lavoratori migranti, un tema centrale della sua ricerca artistica. La sua carriera è caratterizzata da una continua esplorazione grazie a collaborazioni con artisti di fama mondiale come William Kentridge (con cui ha lavorato a The Head & the Load, Sibyl, Ursonate, e The Centre for the Less Good Idea), Robyn Orlin, Richard Cock, Gregory Vuyani Maqoma, Sylvia Glasser e molti altri. È anche noto per i suoi progetti corali con l'Hlabelela Ensemble e le sue composizioni di musica e danza. Tra i numerosi riconoscimenti ricevuti, Mahlangu è stato premiato con il Naledi Award come Miglior Coreografo, il Promax Africa Award 2021 per la Miglior Sigla in The Estate, il New York Theatre and Dance Awards – The Bessies 2020 per la Migliore Composizione e Sound Design, e il Premio Speciale ai Reumert Awards 2020 in Danimarca. Nel 2019 ha ricevuto il riconoscimento della Danish Arts Foundation per la coreografia e la co-regia, a cui si aggiungono numerosi altri premi. Recentemente, Mahlangu ha ricoperto il ruolo di Body Orchestrator e regista di Shaka Ilembe, una serie televisiva di grande successo e impatto, premiata e trasmessa in Sud Africa nel 2023.
Phala è un pluripremiato storiyer, un narratore che si esprime attraverso la creazione teatrale e la regia. Il suo lavoro è stato insignito di prestigiosi riconoscimenti in Sudafrica, Stati Uniti, Repubblica Ceca e Australia. È co-direttore di Noma Yini, un collettivo artistico sudafricano che si dedica all’arte dello storying – un concetto che abbraccia le molteplici forme di nascita, rappresentazione, costruzione, elaborazione e messa in scena delle storie. Dal 2019 al 2023, ha ricoperto il ruolo di Animateur presso The Centre for the Less Good Idea, un incubatore interdisciplinare per le arti con sede a Maboneng, Johannesburg. Laureato con un Master in Arti Drammatiche presso la Wits University, Phala sviluppa una poetica teatrale che esplora lo storying come estetica profondamente africana, capace di evocare emozioni e stimolare la psiche. Il suo lavoro si concentra sulla sperimentazione di metodologie innovative, che sovvertono e ridefiniscono le convenzioni della creazione artistica.
Nato a Soweto, Tlale Makhene è un rinomato percussionista, compositore e collaboratore artistico, apprezzato per la sua capacità di fondere musica tradizionale, world music e jazz. La sua carriera lo ha portato a esibirsi sia a livello nazionale che internazionale, collaborando con leggende del calibro di Miriam Makeba, Corinne Bailey Rae, Johnny Clegg e Pharaoh Sanders. Il suo sodalizio con William Kentridge è iniziato sette anni fa con Refuse The Hour e prosegue tuttora attraverso il suo lavoro con il Centre for the Less Good Idea, fondato dall’artista sudafricano. Tlale ha pubblicato due album originali: Ascension of the Enlightened (2004), vincitore del premio per il Miglior Album di Jazz Contemporaneo ai South African Music Awards, e Swazi Gold (2017). Nel 2020 ha ricevuto il BVSM Award come miglior percussionista e ha composto le musiche per Sacrifice, opera della coreografa Dada Masilo. Tra le sue altre produzioni discografiche figurano SG2.0 (candidato ai SAMA Awards 2020 come Miglior Album di Jazz Contemporaneo per Adulti) e Busuku Nemini.
Nata in Zambia, è una creatrice di teatro e performance, facilitatrice di processi creativi, interprete, scrittrice, educatrice artistica e studiosa. Ha conseguito un dottorato presso il Centre for Theatre, Dance & Performance Studies (CTDPS) dell’Università di Città del Capo (UCT), dove attualmente ricopre il ruolo di Senior Lecturer e responsabile della sezione teatrale. La sua ricerca e pratica artistica si concentrano sul teatro e la performance africana contemporanea, sulle tematiche della migrazione, sulle performance immersive e site-specific, sulla live art, sulla creazione interdisciplinare e collaborativa e sulla ridefinizione dei futuri africani. Ha insegnato presso il Dipartimento di Teatro dell’UCT, la Wits School of Arts nella divisione di Teatro e Performance e il Market Theatre Laboratory. È co-curatrice della serie di conversazioni Unrehearsed Futures e curatorial partner dell’OpenScape Network. Attualmente collabora con William Kentridge come dramaturg per la sua più recente produzione teatrale, The Great Yes, The Great No, e sviluppa diversi esperimenti interdisciplinari collaborativi presso il Centre for the Less Good Idea a Johannesburg.
Ha studiato scenografia ad Anversa e scenografia teatrale a Barcellona nei primi anni ‘90. Nel corso della sua carriera, ha collaborato con numerosi registi, tra cui Josse Depauw, Karin Beyer, Pierre Audi, Ivo Van Hove e Sidi Larbi Cherkaoui. Dal 2001 ha avviato una prolifica collaborazione come costumista con Johan Simons, firmando i costumi di numerose produzioni teatrali e operistiche, tra cui Sentimenti, Das Leben ein Traum e Die vergessene Strasse per la Ruhrtriennale; Die Perser per il Münchner Kammerspiele; Die Jüdin von Toledo, King Lear e Ödipus Herrscher per il Schauspielhaus di Bochum; Radetzky Mars, Richard II, Geschichten aus dem Wiener Wald, Dämonen e Dantons Tod per il Burgtheater di Vienna. Ha inoltre curato i costumi di prestigiose produzioni liriche, tra cui Fidelio (Opéra de la Bastille, 2008), Herzog Blaubarts Burg (Festival di Salisburgo, 2008), Alceste (Ruhrtriennale, 2016), Don Carlos (Opera Ballet Vlaanderen, 2019) e Alcestis (Festival di Epidauro, 2022). La sua collaborazione con William Kentridge ha avuto inizio nel 2005 con Die Zauberflöte alla Monnaie, dando avvio a una lunga serie di progetti con l'artista sudafricano. Tra le opere e i lavori di teatro musicale per cui ha realizzato i costumi figurano The Nose (Metropolitan Opera di New York, 2010), Lulu (DNO/The Met/ENO, 2015), Wozzeck (Festival di Salisburgo/The Met/Sydney Opera House, 2017), Refuse the Hour (Holland Festival/Festival d’Avignon), Refusal of Time(Documenta Kassel), Winterreise (Wiener Festwochen), More Sweetly Play the Danse (Eye Museum Amsterdam), O Sentimental Machine (Biennale di Istanbul), The Head and the Load (Tate Modern/Ruhrtriennale/Park Avenue Armory, 2018) e Waiting for the Sibyl (Teatro dell’Opera di Roma, 2019). Nel 2023, ha realizzato costumi e marionette per il film Oh To Believe In Another World della Luzerner Sinfonieorchester.
Ha studiato architettura presso La Cambre di Bruxelles prima di intraprendere una carriera segnata da prestigiose collaborazioni. Per diciassette anni ha lavorato come assistente scenografa presso il Teatro Reale de La Monnaie di Bruxelles, dopo un'esperienza all’ufficio tecnico del Teatro alla Scala di Milano. Nel 2003, l’incontro con William Kentridge ha segnato una svolta decisiva nel suo percorso creativo, dando inizio a una prolifica collaborazione. Il loro sodalizio è iniziato nel 2005 con Die Zauberflöte al Teatro Reale de La Monnaie, per poi proseguire con una serie di acclamate produzioni operistiche e installazioni artistiche. Tra i lavori più significativi si annoverano The Nose (Metropolitan Opera di New York, 2010), Refuse the Hour (Johannesburg, 2012), Winterreise (Vienna Festival, 2014), Wozzeck (Festival di Salisburgo, 2017), The Head and the Load (Tate Modern, Londra, 2018) e il film Oh To Believe in Another World (Luzerner Sinfonieorchester). Oltre al teatro d’opera, la sua collaborazione con Kentridge si estende alla curatela di oltre quindici mostre internazionali. Tra queste spiccano la grande retrospettiva dell’artista alla Royal Academy di Londra e a Taipei (2022–2024) e l’esposizione Je n’attends plus, presentata dalla Fondazione Luma ad Arles. Parallelamente, Theunissen ha firmato le scenografie per numerosi progetti teatrali e coreografici, lavorando con registi e coreografi come Hélène Theunissen (La Dispute, 2000), Aurore Fattier (Bug e Othello), Michèle Noiret (Hors Champs, 2015) e Lilo Baur (Ariane et Barbe-Bleue, Opéra de Dijon, 2012). Ha inoltre curato le scenografie per Prima Donna di Rufus Wainwright (Kungliga Operan, Stoccolma, 2020) e le vetrine natalizie di Hermès in Rue de Sèvres a Parigi. Nel 2021 ha diretto il cortometraggio White Box Jacket, sostenuto dal Film LAB della comunità francese del Belgio, la cui première è prevista a Stoccolma il prossimo novembre. Con base a Bruxelles, Sabine tiene regolarmente conferenze e mentorship presso istituzioni come la Stockholm University, La Cambre e il Centre for the Less Good Idea di Johannesburg. Nel 2016 ha fondato Squatelier, uno studio dedicato alla creatività che offre opportunità di tirocinio per studenti di arte, architettura e design d’interni. Il suo impegno nella formazione e nella scenografia emerge nella costante dedizione alla crescita della nuova generazione di artisti. Nel 2024, Sabine ha diretto Die Entführung aus dem Serail di Mozart, che ha debuttato in Portogallo in occasione del decimo anniversario del FIMM di Marvão.
Dopo aver completato un apprendistato in fotografia a Monaco di Baviera, Urs Schönebaum ha iniziato la sua carriera nel reparto luci del Münchner Kammerspiele sotto la guida di Max Keller. Dal 1998 ha lavorato come assistente alla regia per produzioni al Grand Théâtre de Genève, al Lincoln Center di New York e al Münchner Kammerspiele, fino a intraprendere, nel 2000, la professione di lighting designer per opera, teatro, danza, installazioni artistiche e performance. Nel corso della sua carriera, ha partecipato a oltre duecento produzioni nei principali teatri internazionali, collaborando con registi di fama mondiale come Pierre Audi, Claus Guth, Laurent Pelly, Sidi Larbi Cherkaoui, Damien Jalet, Sasha Waltz, Thomas Ostermeier, La Fura dels Baus e Michael Haneke. È stato a lungo collaboratore di Robert Wilson. Il suo lavoro si estende anche al mondo dell'arte, avendo curato il lighting design per progetti con artisti del calibro di Vanessa Beecroft, Anselm Kiefer, Dan Graham, Taryn Simon, Soundwalk Collective, William Kentridge e Marina Abramović. Dal 2012, Schönebaum opera anche come scenografo e regista. Ha ideato e diretto le opere Jetzt, What Next? e Happy Happy per l'Opéra National de Montpellier e ha curato regia e scenografia per il secondo atto del Walküre Project alla Staatsoper di Stoccarda. Tra i suoi lavori più recenti figurano le scenografie e il lighting design per Bomarzo al Teatro Real, Aus Licht all’Holland Festival, Apocalypse Arabe al Festival d’Aix-en-Provence, Klangwolke 22 a Linz, Bastarda! alla Monnaie di Bruxelles e La Regenta al Matadero di Madrid.
Ha studiato letteratura e teatro, iniziando la sua carriera come assistente alla regia e alla produzione per il teatro e il cinema sperimentale. Dal 2013 si è specializzata nell’illuminotecnica, collaborando con prestigiose compagnie teatrali, di danza e d’opera, tra cui quelle di Emilio Calcagno, La Fura dels Baus, Sidi Larbi Cherkaoui, Damien Jalet e Stefania Tansini. Nel campo del cinema sperimentale, ha lavorato con l’artista americano Peter Miller e con il collettivo di filmmaker Flatform.
Nata a Sarajevo nel 1973, è un editor video con base a Johannesburg e membro della South African Guild of Editors. Dopo aver inizialmente intrapreso studi scientifici, ha poi scelto di dedicarsi al montaggio video. In Sudafrica, ha iniziato la sua carriera come assistente al montaggio e colorist, collaborando con i documentaristi e National Geographic Explorers-in-Residence Dereck e Beverly Joubert ai loro progetti cinematografici sulla fauna selvatica. Dal 2011 è parte del team creativo di William Kentridge, per il quale ha lavorato dapprima come assistente al montaggio, poi come montatrice, editor video e progettista delle proiezioni per le sue produzioni teatrali e installazioni video. Tra le opere a cui ha contribuito figurano The Refusal of Time, O Sentimental Machine, Notes Towards a Model Opera, Second Hand Reading, le opere Lulu e Wozzeck, il celebre lavoro multimediale The Head & the Load, la camera opera Waiting for the Sibyl commissionata dal Teatro dell’Opera di Roma, e il film Oh To Believe in Another World, realizzato per accompagnare la Decima Sinfonia di Šostakovič su commissione della Lucerne Symphony Orchestra. Tra i suoi lavori più recenti si annoverano Self-Portrait as a Coffee Pot, una serie in nove episodi incentrata sulla pratica artistica di Kentridge, che ha debuttato a Venezia nell’aprile 2024, e The Great Yes, The Great No, un’opera che fonde teatro, oratorio e opera da camera, andata in scena in prima assoluta alla Fondazione Luma di Arles nel 2024.
Artista digitale sudafricano che lavora su progetti multimediali che spaziano dalle installazioni sonore interattive immersive alla realtà virtuale, dall’animazione ai sistemi biologici auto-organizzanti. La sua ricerca si concentra sulla cibernetica, lo spazio digitale e l’intelligenza artificiale, concepiti come una realtà parallela e astratta, ma sempre più presente, con una propria filosofia ed estetica da costruire, esplorare e mettere in discussione. Nel suo lavoro, frammenti del mondo digitale e fisico si intrecciano per creare nuove e inaspettate connessioni: algoritmi che descrivono la vita artificiale attraverso linee e disegni si fondono con collage di film e animazione, burattini mossi con la motion capture e antropomorfismi meccanici. Fouché è attivo soprattutto come collaboratore, lavorando con artisti contemporanei, compositori, performer e cineasti di fama internazionale, tra cui William Kentridge, Philip Miller, Catherine Meyburgh, Žana Marović, Sabine Theunissen, Joslyn Barnes, Walter Murch, Marcus Neustetter, Jane Taylor, Mikhael Subotzky, Jason Mitcham, Jonas Lundquist, Gavan Eckhart, Nhlanhla Mahlangu, João Orecchia, Julia Burnham, Library Special Projects [LSP], Blessing Ngobeni e Deborah Bell. Durante i suoi studi post-laurea in Multimedia, ha iniziato nel 2011 un tirocinio presso lo studio di William Kentridge, dando così avvio a una collaborazione continuativa che lo ha visto ricoprire ruoli editoriali in numerosi progetti e performance internazionali dell’artista. Tra questi, spiccano Oh To Believe in Another World, City Deep, Kaboom!, The Head & The Load, More Sweetly Play the Dance e Right Into Her Arms. È un collaboratore abituale del Centre For The Less Good Idea di Johannesburg, contribuendo alla realizzazione di opere sperimentali e interdisciplinari.
Nato in Sudafrica nel 1990, è un montatore e regista cinematografico con base a Johannesburg, nonché membro della South African Guild of Editors. Ha iniziato la sua carriera lavorando a SuzelleDIY, una web-serie comica di grande successo trasmessa su Comedy Central, che si è aggiudicata il premio per il Miglior Montaggio in una Serie Comica per la TV ai South African Film and Television Awards (SAFTAs) del 2018. Successivamente, ha lavorato come montatore su Tali’s Wedding Diary, la serie TV in stile mockumentary che è stata la prima produzione originale di Showmax in Sudafrica. Il programma ha conquistato cinque premi ai SAFTAs del 2019, tra cui quello per il Miglior Montaggio in una Serie Comica per la TV. Trappler ha poi scritto, diretto e montato il documentario Rhythm & Smoke, un’esplorazione approfondita di un aspetto unico della cultura musicale e automobilistica sudafricana. Il film, trasmesso su Showmax, ha ricevuto due nomination al Bokeh International Film Festival 2021 per la Miglior Regia e il Miglior Documentario. Dal 2020 collabora regolarmente con William Kentridge come montatore e video operator per installazioni e performance presso il Wits Art Museum, la Royal Academy of Arts, la Kochi-Muziris Biennale, il Centre for the Less Good Idea e per la serie di Slade Lectures dell’Università di Oxford. Fa parte del team creativo di Oh To Believe in Another World, un film commissionato dalla Lucerne Symphony Orchestra per accompagnare la Decima Sinfonia di Šostakovič; Self-Portrait as a Coffee-Pot, una serie in nove episodi dedicata alla pratica artistica di Kentridge, che ha debuttato a Venezia nell’aprile 2024; e The Great Yes, The Great No, un’opera che unisce teatro, oratorio e musica da camera, in scena presso la Luma Foundation di Arles nel 2024.
Nato a Belgrado nel 1969, è un direttore della fotografia con base a Johannesburg. Dal 2011 collabora con William Kentridge come direttore della fotografia per le sue produzioni teatrali, opere liriche e installazioni artistiche. Tra i progetti più significativi figurano The Refusal of Time, More Sweetly Play the Dance, Notes Towards a Model Opera, O Sentimental Machine, le opere Lulu e Wozzeck, e il celebre lavoro multimediale The Head and the Load, presentato in anteprima alla Tate Modern di Londra nel luglio 2018. Ha inoltre curato la fotografia per l’opera da camera Waiting for the Sibyl, commissionata dal Teatro dell’Opera di Roma, per il film Oh To Believe in Another World, realizzato su commissione della Lucerne Symphony Orchestra per accompagnare la Decima Sinfonia di Šostakovič, e per la serie in nove episodi Self-Portrait as a Coffee Pot, incentrata sulla pratica artistica di Kentridge, che ha debuttato a Venezia nel 2024. Il suo lavoro più recente è The Great Yes and The Great No, un’opera che fonde teatro, oratorio e musica da camera, la cui prima si è tenuta presso la Luma Foundation di Arles, in Francia nel 2024.
Nata a Johannesburg, in Sudafrica, ha iniziato la sua carriera teatrale nel 1984 come stage manager, specializzandosi successivamente nella gestione scenica dell’opera lirica. Nel corso degli anni ha lavorato intensamente in Sudafrica, Stati Uniti, Europa, Asia e Australia. Nel 1998 ha collaborato con la Handspring Puppet Company come stage manager per le produzioni di Il Ritorno d’Ulisse e UBU and the Truth Commission, entrambe dirette da William Kentridge. Nel 2000 si è trasferita a Chicago dove ha lavorato come production stage manager per la Chicago Opera Theater. Nel 2004, quando Kentridge è stato incaricato di dirigere una nuova versione di Die Zauberflöte per il Théâtre de la Monnaie di Bruxelles, l’ha invitata a unirsi al suo team creativo come video controller. Da allora è una presenza costante nella squadra di produzione di Kentridge, contribuendo a spettacoli di grande rilievo come Zauberflöte, Refuse the Hour, The Nose, Winterreise, Lulu, Wozzeck, The Head and the Load, Sibyl, Oh To Believe in Another World e, più recentemente, The Great Yes, The Great No.
Si è laureato in Arti Drammatiche presso l'Università del Witwatersrand e da oltre un decennio lavora come autore e interprete teatrale indipendente. Ha preso parte a numerose produzioni teatrali, molte delle quali hanno ottenuto riconoscimenti e sono state rappresentate in tutto il mondo. Tra le sue opere più acclamate figurano le performance The Cenotaph of Dan Wa Moriri, Commission Continua, On the Shoreline e Kafka’s Ape. Nel 2012 ha ricevuto il prestigioso Brett Goldin Award, che gli ha permesso di studiare con la Royal Shakespeare Company a Stratford-upon-Avon. Inoltre, è stato Artist in Residence presso il Centre for Humanities Research dell’Università del Western Cape.
Nato nel 1969, è uno storyteller poliedrico che scrive, dirige e produce per la sua compagnia Ndlondlo Productions, specializzata in teatro, cinema e televisione. Tra le sue opere più rilevanti figurano Woza Albert!, Eletfu Maswati, Indabandaba, Zakata, Blood Psalms, Shaka Ilembe, Isithembiso e DiepCity, solo per citarne alcune. Nel 2018 ha vinto il SAFTA Award come Miglior Attore in una Soap Opera/Telenovela. Sul grande schermo ha recitato in film di successo come Faith Like Potatoes, Otelo Burning e Five Fingers for Marseilles. Oltre alla sua carriera attoriale, è anche un affermato doppiatore, noto per il suo lavoro per Castle Milk Stout.
Attore, regista e insegnante di teatro. Ha iniziato la sua carriera come attore, per poi dedicarsi sempre più alla regia, concentrandosi dal 1995 principalmente sulla direzione operistica. Oltre alla sua attività di regista, insegna regolarmente in scuole di teatro e teatro musicale, tenendo workshop per attori, cantanti e registi. Dal 2005 collabora stabilmente con William Kentridge in qualità di co-regista, curando anche le riprese delle sue produzioni nei principali teatri d’opera e di prosa internazionali. Tra le opere più significative figurano Die Zauberflöte (Opéra La Monnaie / De Munt, Bruxelles, riproposta in numerosi teatri d’opera), Il Ritorno di Ulisse, The Nose, Lulu e Woyzeck di Büchner. È stato regista associato per la produzione di The Nose, presentata per la prima volta al Metropolitan Opera House di New York nel 2010 e riproposta nel 2013. Questa produzione ha inoltre calcato le scene del Festival d'Aix-en-Provence e dell'Opéra de Lyon nel 2011. Nel 2012 ha collaborato con William Kentridge e il compositore Philip Miller all'opera da camera Refuse the Hour. L'anno successivo ha lavorato come direttore del movimento per Götterdämmerung, nella regia di Guy Cassiers, presso la Staatsoper di Berlino e La Scala di Milano. Sempre nel 2013 ha co-diretto Die Zauberflöte con Pierrick Sorin a Lione. Nel 2015 ha nuovamente affiancato Kentridge per la regia di Lulu, una coproduzione tra il Met, la Dutch National Opera di Amsterdam, il Teatro dell’Opera di Roma e la English National Opera. Due anni dopo, nel 2017, è stato co-regista di Wozzeck al Festival di Salisburgo, in coproduzione con la Sydney Opera e il Met. Di recente ha lavorato come regista associato e attore per The Head & The Load, rappresentato alla Tate Modern di Londra, al Ruhrtriennale Festival, al Park Avenue Armory di New York, all'Arsht Center di Miami e al Joburg Theatre di Johannesburg. Nel 2022 ha curato la ripresa di Wozzeck all’Opéra di Parigi (La Bastille) e al Liceu di Barcellona. A marzo 2024 ha diretto Orphée et Euridice di Gluck presso la School of Arts di Gent, mentre nell’aprile 2025 ha diretto la ripresa di Wozzeck per la Opera House di Toronto.
Laureato nel 2011 presso la Wits University con un BADA in Writing and Performance Studies, come attore, ha preso parte a numerose produzioni teatrali, tra cui Castaways, Houseboy, Garry’s Retreat, Metamorphosis, Tartuffe, The Miser, CARGO: Precious, The Table e Coriolanus. Nel ruolo di drammaturgo ha scritto opere come Tobacco and the Harmful Effects Thereof, The Cenotaph of Dan Wa Moriri (in collaborazione con Tony Miyambo e Gerard Bester), Kings e Travels Around My Room.
Attrice, cantante e danzatrice belga di origini ruandesi. Dopo due anni di studi in psicologia, decide di interrompere il percorso accademico per dedicarsi alla sua vera passione, entrando nel 2007 al Conservatoire Royal de Liège, sezione teatro. Dal 2011 prende parte a numerosi progetti teatrali e televisivi, collaborando con artisti e registi di fama internazionale. Tra i suoi lavori più significativi figurano Gamblers di Dorcy Rugamba, Hate Radio di Milo Rau, Le Dernier Testament dell’attrice francese Mélanie Laurent, Jungle Book di Robert Wilson, La Théorie du Y (trasmessa su RTBF), La Dernière Nuit du Monde di Laurent Gaudé e Fabrice Murgia, fino alla più recente produzione The Great Yes, The Great No di William Kentridge.
Nato nella provincia del Capo Orientale, Xolisile Bongwana è un artista poliedrico che eccelle nella danza, ma è anche cantante, compositore, regista, attore e coreografo. Dal 2005 al 2010 ha lavorato con la compagnia UPhondo Lwe Afrika di Port Elizabeth, per poi unirsi al Vuyani Dance Theatre dal 2011 al 2017. Con oltre quindici anni di carriera, Bongwana ha collaborato con rinomati coreografi e registi, tra cui Robyn Orlin, Luyanda Sidiya, Gregory Maqoma, Angus Gibson, James Ngcobo, William Kentridge, Makhoala Ndebele, Phala Ookeditse Phala e Nhlanhla Mahlangu. Tra le sue performance più significative figurano 100 Years ANC Celebration, Gibson Kente, Umnikelo, Dominion, Skeleton Dry, Beautiful Us, Four Seasons, Music Tribute Hugh Masekela Celebration e diverse stagioni del Centre For The Less Good Idea. Ha inoltre preso parte allo spettacolo Cion e ha composto musiche per SIVA di Luyanda Sidiya, vincitore del premio Standard Bank Young Artist per la danza nel 2015, oltre che per Makwande, In Her Shoes e Amawethu. Artista di rilievo, nel 2016 è stato nominato tra i Mail & Guardian 200 Young South Africans, ha vinto l'Eastern Cape Arts and Culture Award 2020 per la danza e la coreografia e il Bronze Standard Bank Ovation Award al National Arts Festival nello stesso anno. Ha partecipato a Waiting for the Sibyl di William Kentridge e a Broken Chord di Gregory Maqoma e Thuthuka Sibisi. Il suo assolo Mnquma, co-coreografato con David April, è stato presentato in vari contesti prestigiosi, tra cui The Centre For The Less Good Idea, Pop Art Theatre, Dance Umbrella Africa 2019, Market Theatre Intubation Program e VNAF VFRINGE Program 2020. Il suo lavoro musicale solista Uzuri è stato eseguito al Joburg Theatre. Di recente, Bongwana ha debuttato in televisione nella serie Shaka Ilembe, sia come voce principale nella colonna sonora che nel ruolo del guaritore Ndwandwe. Ha inoltre calcato i palcoscenici di numerosi paesi, tra cui Kenya, Ghana, Zimbabwe, Angola, Francia, Stati Uniti, Regno Unito, Spagna, Canada, Australia, Italia, Olanda, Romania, Finlandia, Lussemburgo e Brasile.
Ha iniziato la sua carriera nelle arti performative presso il Jabavu Anti Crime Youth Aids Awareness. Tra il 2001 e il 2005 ha partecipato a numerosi progetti con ARCO Dance Theatre, Halala Africa Theatre Society e Taelo Dance Theatre. Nel 2009 è entrato a far parte di Moving Into Dance come formatore e, nello stesso anno, come membro della compagnia. Nel 2011 si è unito al Vuyani Dance Theatre, mentre dal 2012 al 2017 ha collaborato con il Forgotten Angle Theatre Collaborative come Community Arts Engagement Officer, oltre a svolgere il ruolo di danzatore e coreografo. Attualmente lavora come artista freelance. Nel 2013, durante una residenza artistica presso il Centre National de la Danse di Parigi e il Klap Maison Danse in Francia, Chauke ha creato il suo primo assolo, Black Dog, che da allora è stato presentato in numerosi festival di danza. Nel corso della sua carriera ha danzato in molteplici produzioni e collaborato con coreografi di fama internazionale, tra cui Gregory Maqoma, PJ Sabbagha, Fana Tshabalala, Shanel Winlock, Ivan Estegneev ed Evgeny Kulagin (Russia), Iain Macdonald, Qudus Onikeku (Nigeria), Themba Mbuli, Thabo Rapoo, Gustine Makgeledisa e Andrea Severa (Argentina). Dal 2017, Chauke lavora come artista indipendente e ha partecipato a diversi progetti curati da The Centre For The Less Good Idea di William Kentridge, tra cui la Stagione 1 e 4 (2017, 2018), History of the Main Complaint (2017), un'opera originariamente creata da Kentridge e reinterpretata da Chauke, The Head and the Load (2017/19, 2022-2023) e Sibyl (2019, 2021–2023), entrambi ideati da Kentridge.
Artista sudafricana nata e cresciuta a Ivory Park e nella provincia del Limpopo, acclamata a livello internazionale, è una performer, danzatrice, coreografa, insegnante, direttrice del movimento, mentore e produttrice indipendente. È la protagonista di Waiting for the Sibyl di William Kentridge, opera che ha vinto il Laurence Olivier Award 2023. Fondatrice e direttrice di Phuti Pedi Productions, dei Children Saturday Dance Classes e curatrice/direttrice artistica del Basadi Dance Festival e dell'Mothlana Kalana Incubator 2023, progetti dedicati a giovani coreografe e danzatrici donne/non binarie. La sua carriera nel teatro e nella danza ha avuto inizio nel 1999 presso la Umqhele Secondary School di Ivory Park, sotto la guida dell'insegnante Kwena Mphela e collaborando con il Township Mirror Theatre Group di Tembisa, diretto dal compianto Oupa “China” Malatjie. Ha studiato danza, teatro e recitazione presso il Paul Rapetsoa’s Institute of Dramatic Arts (2005-2006), l'Inzalo Dance Theatre (2008) e il Tribhangi Dance Theatre (2009). Ha partecipato a Sehume Tlokwengdi di Thabo Rapoo per il Dance Umbrella (2009) e ha danzato in Indlela di Luyanda Sidiya per il Dance Umbrella con la Luthando Arts Academy (2010). Dal 2010 al 2014 è stata ballerina senior della Vuyani Dance Company sotto la direzione di Gregory Maqoma, nonché insegnante per l’Outreach Children’s Program e la Vuyani Saturday Academy. Ha proseguito l’insegnamento e la danza nel 2015 presso Moving Into Dance Mophatong. Invitata dall’Holland Festival, ha partecipato e presentato il proprio lavoro nell’Immerse@HF Program. Nel corso della sua carriera ha collaborato con numerosi artisti tra cui Omphile Molusi, William Kentridge, Craig Higginson, Themba Mbuli, Bronwyn Lace, Phala O. Phala, James Ngcobo, Leila Henriques, Mwenya Kabwe, Shanell Winlock, Robyn Orlin, Sello Pesa, Vice Monageng, Athena Mazarakis, Napo Masheane, Ntshieng Mokgoro, Jerry Mofokeng, Jayspree Moopen, Margaret Mokoka, Mark Hawkins, Moeketsi Koena, Alfred Hinkel, Sylvia “Magogo” Glasser, Florent Mahoukou, Javier Velazquez Cabrero ed Eric Trufas. Ha effettuato tournée in Australia, Europa e Stati Uniti. Attualmente è un’artista freelance e un’aspirante tecnico del suono e delle luci, formata sotto la guida di Ntuthuko Mbuyazi, Siya Nkosi, Sibusiso Ndumndum e Oliver Hauser. È inoltre direttrice e assistente coreografa per l'Ekurhuleni Young Stars Outreach Program, dedicato ai diritti dei bambini.
Polistrumentista e compositrice dalla sensibilità raffinata, Dana Lyn ha collaborato con alcune delle voci più originali della scena artistica contemporanea: dal duo di autori Stew e Heidi Rodewald agli attori-registi Ethan Hawke e Vincent D’Onofrio, dai creatori teatrali d’avanguardia Taylor Mac e Heather Christian a musicisti del calibro di D’Angelo, Hank Roberts, Bruce Springsteen, Killer Mike e Natalie Merchant. Le sue composizioni sono state commissionate da prestigiosi ensemble internazionali quali i Brooklyn Rider, il National Arts Council of Ireland, l’Apple Hill String Quartet, A Far Cry e Palaver Strings. Il suo estro musicale si è esteso anche a cortometraggi, documentari, racconti audio per il New York Times, musical e coreografie. Il suo contributo alla colonna sonora del documentario di Ken Burns American Holocaust è stato definito “sublime” dal Boston Globe. Oltre alle collaborazioni, Lyn porta avanti progetti personali come il sestetto “Mother Octopus” e lavori condivisi con D’Onofrio, il chitarrista Kyle Sanna e il poeta irlandese Louis De Paor. La sua attività è stata sostenuta da importanti istituzioni: è stata artista in residenza presso il Baryshnikov Arts Center nella primavera del 2017, ha ricevuto l’American Composers Forum Create Commission nel 2018, il NYFA Women’s Fund Award per Media, Musica e Teatro nel 2020 e ha partecipato al Sundance Composer Lab nel 2021. La sua opera radiofonica con De Paor ha ottenuto la Medaglia d’Oro ai New York Festivals Radio Awards nel 2022. Il suo ultimo album, A Point on a Slow Curve (In-a-Circle Records, 2022), è una suite ispirata all’artista visiva Jay DeFeo, composta per settetto e quattro voci, “capace di cogliere con brillantezza la tensione e l’abbandono del gesto creativo” (A Closer Listen).
Violoncellista, cantante e cantautrice newyorkese, è cresciuta in una famiglia dalla profonda tradizione musicale: suo nonno era il leggendario violoncellista Emanuel Feuermann. Hughes ha conseguito una doppia laurea in Scienze Politiche presso il Barnard College e in Violoncello presso la Juilliard School. Oltre alla sua carriera musicale, ha partecipato come storyteller a The Moth Radio Hour su NPR. Nel corso della sua carriera ha collaborato con alcuni dei più grandi nomi della musica, tra cui Whitney Houston, Lou Reed, Anthony Braxton, David Byrne, Adele, D’Angelo, Idina Menzel, Taylor Mac, Nels Cline, The Uptown String Quartet e Henry Threadgill, solo per citarne alcuni. Ha inoltre autoprodotto tre album: The Simplest Thing (2011), Afterlife Music Radio (2011) e New York Nostalgia (2016). Oltre alla sua attività artistica, Hughes è fondatrice e co-direttrice di Looking Glass Arts, un centro di residenza creativa e spazio di registrazione nello stato di New York. Questo progetto offre residenze all'interno di un affascinante studio ricavato da un fienile. Looking Glass Arts si impegna a dare priorità agli artisti della Global Majority, democratizzando l’accesso a spazi, tempo e alla bellezza della natura, elementi fondamentali per la crescita artistica.
Direttore musicale, direttore d'orchestra e polistrumentista dalla straordinaria versatilità, attivo in ambiti che spaziano dal teatro alla musica folk, dal jazz alla musica classica contemporanea e alla danza. Ha ricoperto il ruolo di direttore musicale in produzioni di prestigio, tra cui Illinoise (Justin Peck/Sufjan Stevens), Hadestown (Tour USA, Associate MD a Broadway/Citadel), Oklahoma! di Daniel Fish (Bard Summerscape, St. Ann’s Warehouse, Broadway, West End), Most Happy in Concert (Bard Summerscape, Williamstown Theater Festival), Promenade di Maria Irene Fornes (Barnard/NYU) e The Source di Ted Hearne (LA Opera, SF Opera, BAM Next Wave). Ha collaborato a importanti produzioni teatrali, tra cui The Great Yes, The Great No, la più recente opera di William Kentridge, nonché The Head and the Load (Park Avenue Armory, Ruhrtriennale, Tate Modern, Art Basel Miami, Joburg Theater), The Principles of Uncertainty di Maira Kalman e John Heginbotham (BAM Next Wave) e Cold Blooded di Alicia Hall Moran (National Sawdust). Apprezzato anche come fisarmonicista, è il solista protagonista nella trilogia Solomon Diaries Vol. I-III di Sam Sadigursky e collabora regolarmente con formazioni di grande rilievo, tra cui The Hands Free, Shovels and Rope, The Michael Leonhart Orchestra, Guy Klucevsek e il trio The Opposite of a Train, con base in South Carolina.
Attrice, cantante, ballerina e doppiatrice originaria della provincia del Capo Orientale. Ha preso parte a diverse produzioni cinematografiche e televisive, tra cui i cortometraggi Umgoma Emoyeni di Mmabatho Mantsho, Isidima di Mlingane Dube e Masego di Leburugraphy, oltre alle serie TV The Final Cut, Generations: The Legacy e The Queen. In ambito teatrale, ha collaborato con registi di grande rilievo come Mandla Mbothwe, Mzokuthula Gasa, Phala Oonkeditse Phala e Faniswa Yisa, oltre a partecipare a progetti curati presso il Centre for the Less Good Idea di William Kentridge. Tra i suoi recenti ruoli televisivi, ha recitato nella serie drammatica IDENTITY, in Gqeberha: The Empire e appare attualmente in Nikiwe.
Raffinata soprano laureata con lode in Musica presso l’Università di Wits, con una specializzazione in canto lirico. Appassionata di musica classica e arti performative, ha affinato il suo talento sotto la guida della rinomata insegnante Eugenie Chopin, con cui ha presentato il suo recital di fine anno nel novembre 2019. Dal 2018, è parte della prestigiosa produzione The Head & the Load di William Kentridge, con la quale si è esibita in alcuni dei più importanti teatri e festival internazionali, tra cui The Armory di New York, Turbine Hall della Tate Modern di Londra, Ruhrtriennale in Germania, Holland Festival ad Amsterdam, fino alla più recente rappresentazione sudafricana presso il Joburg Theatre nel 2024. Ha inoltre collaborato al Musorelief Project, ideato da Philip Miller per sostenere gli artisti durante la difficile fase della pandemia. Nell’ambito di questo progetto, ha partecipato alla realizzazione dell’album Reuben T. Caluza – The B Side, una raccolta di opere del celebre compositore corale sudafricano. Nel 2022, ha preso parte alla produzione Broken Chord del Vuyani Dance Theatre, continuando a esibirsi in questa opera fino ad oggi, con spettacoli presso la Stanford University, il BAM Theatre di New York e a Londra. Il suo debutto operistico è avvenuto nel 2022 con il ruolo di Zerlina nel Don Giovanni del Joburg Theatre, un’esperienza che ha segnato l’inizio della sua carriera nel repertorio operistico. Nel 2023, Magubane ha interpretato uno dei ruoli principali in Nkoli! The Vogue Opera, un’opera di Philip Miller dedicata alla vita e all’attivismo di Simon Nkoli, figura di spicco nella lotta per i diritti LGBTQ+ in Sudafrica. Messa in scena al John Kani Theatre del Market Theatre di Johannesburg, la produzione l’ha vista nel ruolo di Bev Ditsie, amica di Nkoli e attivista per i diritti delle donne lesbiche. Con talento, dedizione e una carriera in costante ascesa, Nokuthula Magubane guarda con entusiasmo al futuro, pronta ad affrontare nuove sfide e conquistare il pubblico con la sua voce.
Khokho Madlala è la voce potente e inconfondibile che si cela dietro DiepCity, nonché un’autrice, cantante e compositrice di colonne sonore di straordinario talento. Originaria di Port Shepstone, una cittadina del KwaZulu-Natal situata a centoventi km da Durban, ha trovato nella musica la sua più autentica espressione. La sua voce roca, un tempo ostacolata dall'asma, è diventata il suo strumento più potente, regalandole un’identità artistica unica. Fin da bambina, ha coltivato la sua passione per il canto all'interno del coro di famiglia, composto da tredici fratelli. A soli sette anni, ha iniziato a esibirsi in cori locali, per poi avventurarsi in eventi con ensemble di rilievo, fino ad affermarsi come solista. Il suo stile musicale affonda le radici nel jazz africano ancestrale, ma si evolve con versatilità, influenzato dall'eredità musicale dei suoi genitori, amanti di Amahubo, Ingoma, Ubungoma e della musica Zion. Il suo talento le ha permesso di condividere il palco con leggende come Ladysmith Black Mambazo, Mbuso Khoza, Mafikizolo e The Soil, spesso distinguendosi come la più giovane esploratrice della musica africana nei contesti in cui si è esibita. Tra i suoi successi più significativi si annoverano le performance al King Shaka International Airport e alla Ballroom Dance International Competition presso l’ICC. Ha inoltre composto colonne sonore per la telenovela Uzalo di SABC 1 (2014-2016) e collaborato con Blackbrain e M-Net per le musiche di Vula Vala, Boxing Day e DiepCity (2019-2021). Nel 2019 ha conquistato il primo posto alla Kumisa Industry Night e il secondo posto nel concorso canoro MTN Megastar, mentre nel 2018 è stata concorrente nei Knockouts di The Voice. In ambito teatrale, ha preso parte a produzioni di prestigio come Freedom The Musical (2018, ensemble), Kiu (2018, cantante solista), That Night of Trance (2018, cantante solista e attrice), Sarafina! (2017, ensemble con parti recitate) e Shona the Musical all’Edinburgh Fringe Festival 2022, dove ha brillato come cantante solista, attrice e vocal coach. Più recentemente, è stata protagonista come attrice e cantante principale in Letters of Hope e ha partecipato alla Season 10 del Centre for the Less Good Idea.
Ha iniziato la sua carriera di attrice nel 1994 con il Mdantsane Community Group nella provincia del Capo Orientale. Nel 1997 è entrata a far parte del Market Theatre Laboratory come studentessa, conseguendo il diploma di attrice professionista nel 1998. A partire dal 1999, ha calcato le scene teatrali sotto la direzione di diversi registi, distinguendosi in produzioni come Ways of Dying di Lara Foot, rappresentata al Market Theatre di Newtown e al Makhanda Festival. Il suo talento l'ha portata a esibirsi su palcoscenici internazionali e a ricevere una nomination ai Naledi Awards come Miglior attrice non protagonista per la sua interpretazione in Crepuscule, diretto da Khayelitsha Dominic Gumede. Oltre al teatro, ha preso parte a serie televisive locali, film internazionali e spot pubblicitari. Attualmente, è impegnata nella produzione The Great Yes, The Great No, diretta da William Kentridge.
Originaria di Vosloorus, nella provincia di Gauteng, in Sudafrica, Mapule Moloi scopre la passione per il canto fin dalla più tenera età. Ha conseguito un Diploma in Vocal Art Performance, perfezionando la sua tecnica vocale sotto la guida del maestro K. Pali. Grazie a una solida formazione, ha sviluppato una straordinaria versatilità che le permette di spaziare con naturalezza tra diversi generi musicali. Il suo timbro, vellutato e ricco di sfumature, conferisce a ogni sua interpretazione un’eleganza inconfondibile. Oltre al diploma in canto, Mapule ha ottenuto un Post Graduate Certificate in Education. Durante il suo percorso accademico, ha fatto parte del coro in diverse produzioni teatrali presso il Breytenbach Theatre di Tshwane, tra cui Falstaff e Così fan tutte. Ha inoltre collaborato con artisti di fama internazionale come William Kentridge e Philip Miller, prendendo parte all’opera The Head and The Load, una delle esperienze più significative della sua carriera. Oltre alla sua carriera artistica, Mapule è profondamente impegnata nel sostegno alla comunità. Durante gli anni universitari, ha maturato un vivo interesse per la pianificazione e la gestione di programmi e produzioni culturali. Dal 2017, trasmette la sua conoscenza e passione ai giovani artisti della sua comunità attraverso l’insegnamento del canto. Per lei, in quanto giovane donna e educatrice professionista, contribuire allo sviluppo della comunità rappresenta la più alta espressione dello spirito di Ubuntu.
Zandile (aka Zandi Hlatshwayo) fa il suo ingresso nell’industria musicale nel 2003, quando incontra Themba Mkhize, che la introduce nel mondo della musica professionale. Inizia così a lavorare con lui come corista, avendo l'opportunità di collaborare con artisti del calibro di Shaluza Max Mtambo e Lucas Senyatso, tra molti altri. Nel 2005, Zandile diventa la voce leader del gruppo Amantombazane, prodotto da Sizwe Zako. Due anni dopo, nel 2007, si unisce alla Wadz Music Company, con la quale pubblica il suo primo album da solista nel genere house, Life is a Journey. Nel 2009 entra a far parte dei Soweto Spiritual Singers, ensemble guidato da Vicky Vilakazi di Joyous Celebration. Con questo gruppo ha l’onore di esibirsi ai Mondiali di Calcio del 2010 accanto a R. Kelly. Nel corso della sua carriera, Zandile ha condiviso il palco con alcuni dei più grandi nomi della scena musicale, tra cui Lira, Bebe Winans, Sechaba Padi, Thabo Mdluli, Jo Nina, Uche, Patrick Duncan e la jazz band di Moses Molelekwa, confermando il suo talento e la sua versatilità artistica.
Cantautrice, attrice, modella e pluripremiata creatrice teatrale di fama internazionale, oltre al suo impegno artistico, è un'attiva sostenitrice della salute mentale. La sua carriera teatrale prende il via nel 2017, quando interpreta il ruolo da protagonista nel musical Hear Me Move, nello stesso anno in cui inizia i suoi studi presso l’AFDA University. Nel 2019, co-fonda Instusa, una compagnia teatrale vincitrice di premi internazionali, e da allora ha collaborato e si è esibita in numerose produzioni teatrali, lavorando con istituzioni prestigiose come The Centre for the Less Good Idea, The Market Theatre, Joburg Theatre e molte altre. Il suo lavoro più recente la vede impegnata nella produzione The Great Yes, The Great No di William Kentridge, in tournée negli Stati Uniti e in Europa. Artista poliedrica, Conjwa ama esplorare e cimentarsi in diversi ambiti espressivi. Ha lasciato il segno anche nel mondo dei concorsi di bellezza, ottenendo numerosi riconoscimenti: è stata incoronata Miss Lady Grey 2012/2013 e Miss Callies 2015/2016, si è classificata seconda a Miss Merafong 2016/2017 e ha conquistato il titolo di prima finalista nel prestigioso concorso Miss Soweto 2020/2021. Tra il 2020 e il 2021, è stata protagonista di diverse campagne pubblicitarie, tra cui quella per FNB Changeable e BET, con il suo volto apparso su cartelloni pubblicitari in tutto il Sudafrica e in altri Paesi dell'Africa subsahariana. Nel 2021, ha partecipato al celebre talent show Idols su MNet, arrivando tra i dieci finalisti. La salute mentale è un tema centrale nei suoi progetti artistici. Conjwa collabora frequentemente con organizzazioni non profit per abbattere i pregiudizi legati al benessere psicologico, promuovendo l’educazione e garantendo cure accessibili e di qualità alle comunità rurali.
Alessandro Baricco, Stefano Bollani, Enrico Rava
Ersan Mondtag, Berliner Ensemble
Sonia Wieder–Atherton & Clément Cogitore