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© Foto Maria Laura Antonelli

Addio a Robert Wilson, genio artistico e amico amatissimo di Spoleto

data di pubblicazione:
1/8/2025
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Spoleto, venerdì 1 agosto 2025 – È ancora un giorno triste per il Festival dei Due Mondi: con la scomparsa di Robert Wilson, il mondo del teatro perde una delle sue voci più radicali, poetiche e influenti. E Spoleto, in particolare, perde un artista che nel corso di cinquant’anni ha saputo intrecciare la propria inconfondibile visione scenica con lo spirito della città e del suo Festival, al quale è stato profondamente legato.

“Wilson non è stato solo un ospite del Festival dei Due Mondi: ne è stato un protagonista,  un complice artistico, una presenza attesa e sempre sorprendente” ha detto Monique Veaute.

La prima apparizione risale al 1974 con A letter for the Queen Victoria e ancora nel 1995 per Spoleto Off.

Dal 2008 al 2017, il maestro texano ha scelto Spoleto come luogo privilegiato per presentare alcuni dei suoi lavori più originali, spesso in collaborazione con il leggendario Berliner Ensemble, dando vita a spettacoli che hanno segnato la storia recente del teatro contemporaneo.

Tra questi, indimenticabile L’opera da tre soldi nel 2008, che aprì la sua lunga serie di presenze, seguito da un intenso Giorni felici (2009) con una straordinaria Adriana Asti, altra voce del Festival che per una triste coincidenza ci ha lasciato proprio ieri 31 luglio.

Nel 2009 anche il manifesto ufficiale del Festival portava la sua firma.

Con L’ultimo nastro di Krapp fu lui stesso a calcare la scena con una presenza magnetica e minimalista.

Con Shakespeare’s Sonette (2010), accompagnato dalle musiche di Rufus Wainwright, e poi con Lulu (2012), firmata insieme a Lou Reed, Wilson ha dato prova della sua straordinaria capacità di fondere linguaggi artistici e universi musicali diversi, portando sul palco di Spoleto un teatro fatto di luce, silenzio e ritmo interno.

La sua fertile collaborazione con artisti come Michail Baryshnikov e Willem Dafoe ha dato vita a spettacoli iconici come The Old Woman (2013) e Letter to a Man(2015), mentre Peter Pan (2014), con le sonorità surreali delle CocoRosie, ha rivelato la sua visione onirica e perturbante del mito dell'infanzia.

Con Lecture on Nothing (2016), omaggio a John Cage, e Hamlet Machine (2017), ispirato a Heiner Müller, Wilson ha chiuso il suo ciclo spoletino lasciando un segno profondo, non solo nella memoria degli spettatori ma anche nell’identità stessa del Festival.

Amava tornare a Spoleto. La città, con la sua luce antica e il silenzio carico di storia, sembrava risuonare in perfetta armonia con la sua poetica. Qui trovava accoglienza, ispirazione e quella tensione creativa che solo certi luoghi sanno offrire.

Oggi lo salutiamo con gratitudine e dolore, consapevoli di quanto ci abbia dato: immagini che restano, come lampi nella memoria, e uno sguardo sul teatro che continua a insegnarci a vedere oltre.

Addio, Robert. Il Festival ti ricorderà con affetto profondo e riconoscente.