Luca Marinelli
La cosmicomica vita di Q
Nella duplice veste di attore e regista, Luca Marinelli interpreta Le cosmicomiche di Italo Calvino, raccolta di racconti tra scienza e fantasia su temi complessi come l’infinità del cosmo, il passare del tempo e la natura dell’esistenza.
Qfwfq – personaggio senza tempo, testimone e narratore delle fasi di sviluppo dell’universo –, dopo aver vissuto miliardi di anni, si trova in una città dei nostri giorni e vive come un uomo qualunque. Fa un lavoro qualsiasi e, soprattutto, ha dimenticato (o ha voluto dimenticare?) chi è, chi è stato, dove è stato e cosa ha visto.
Attraverso un viaggio nella memoria Qfwfq ripercorre la sua storia, che è anche quella dell’universo e del genere umano: il Big Bang, la formazione della Via Lattea e del Sistema Solare, la nascita della luna, fino a precipitare nel vuoto e tornare al punto di partenza: oggi. Al suo ritorno avrà una consapevolezza nuova, anzi rinnovata, vivida, sarà presente a sé stesso, al tempo e allo spazio.
Nei panni di Qfwfq, Marinelli mette in evidenza tutta la profondità del mondo calviniano, traendo ispirazione dal composito “universo cosmicomico” per creare una cosmogonia che rispetti lo spirito dei racconti di Calvino. Per Marinelli Qfwfq è una creatura complessa, stratificata, che custodisce in sé la memoria del mondo: scientifica, esperienziale, culturale.
da Tutte le cosmicomiche di Italo Calvino
drammaturgia Vincenzo Manna
con (in o.a.) Valentina Bellè, Federico Brugnone, Alissa Jung, Fabian Jung, Luca Marinelli, Gabriele Portoghese, Gaia Rinaldi
scene e luci Nicolas Bovey
musiche originali Giorgio Poi
costumi Anna Missaglia
suono Hubert Westkemper
ideato e diretto da Luca Marinelli
co-regista Danilo Capezzani
capo elettricista Matteo Rubagotti
sarta di scena Daniela Patacchini
aiuto regia Giulia Bonghi
assistente volontaria Alice Sellan
fotografie Anna Faragona
scenotecnica RomaScenotecnica
sartoria D’Inzillo Sweet Mode
calzature Pompei
service luci Isatec srl
service audio Opera Festival
sala prove Pigneto Off, Spazio Cosmo, Iociprovo Studios
organizzazione generale Federico Le Pera
direttore di scena Antonio Verde
fonico Daniele Cuzzi
un ringraziamento speciale a Giovanna Calvino e Francesca Infascelli
produzione Spoleto Festival dei Due Mondi, Fondazione Teatro della Toscana, Società per Attori
prima assoluta
INFORMAZIONI
Si informa il gentile pubblico che durante lo spettacolo verrà esploso un colpo di pistola a salve.
Si ricorda inoltre che, per garantire il corretto svolgimento della rappresentazione, non sarà consentito l’ingresso in sala a spettacolo iniziato.
Vorrei ringraziare il Festival di Spoleto per questa possibilità. Sarò sempre grato a Monique Veaute. La ringrazio di cuore per aver avuto subito fiducia in me, accompagnando e sostenendo il mio debutto alla regia. Sono felice di tornare in scena e di farlo con questo gruppo di attori che ringrazio e ai quali sono debitore. Ringrazio anche la produzione Società per Attori, che insieme al Festival dei Due Mondi e alla Fondazione Teatro della Toscana, mi accompagna in questo nuovo viaggio. Ringrazio Andrea Paolotti, carissimo amico e oggi produttore dello spettacolo, per il suo supporto emotivo e artistico. Ringrazio Danilo Capezzani, con il quale ho trovato l’equilibrio per portare in scena questo spettacolo, e le nostre fondamentali assistenti alla regia, Giulia Bonghi e Alice Sellan.
Luca Marinelli
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Intervista di Gianmaria Tammaro
Dopo tredici anni, Luca Marinelli torna in teatro come attore e regista. Lo fa con uno spettacolo che co-dirigerà insieme a Danilo Capezzani e una drammaturgia originale firmata da Vincenzo Manna e tratta liberamente dai racconti de Le cosmicomiche di Italo Calvino. Per questa impresa, Marinelli ha deciso di circondarsi di un gruppo di colleghi e amici. Si sono lasciati guidare dall’immaginazione, dice, condividendo ogni passo e dandosi completamente al racconto. La cosmicomica vita di Q è uno spettacolo che si fonda sull’essenzialità e che parla di umanità, memoria, e tempo.
Perché hai scelto proprio Italo Calvino e Le cosmicomiche?
Quando ho cominciato a cercare tra i vari testi, avevo voglia di trovarne uno che mi permettesse di raccogliere una compagnia. Tante cose erano già state fatte e proposte, e io volevo fare qualcosa di nuovo. In questa ricerca, Calvino è tornato spesso. Anzi, in un certo senso, nel mio lavoro come persona e attore, mi ha sempre accompagnato.
In che modo “ti ha sempre accompagnato”?
All’esame di ammissione in Accademia, alla Silvio d’Amico, mi chiesero di scegliere un testo per una prova di lettura e io scelsi, tra i vari titoli proposti, le Lezioni americane. Quello fu il mio secondo incontro con Calvino. Il primo, invece, ci fu anni prima, quando andavo ancora a scuola, con Il cavaliere inesistente. Ricordo che la lettura di quei testi mi colpì in maniera unica e impressionante mettendomi in dialogo con me stesso e con ciò che componeva il mondo. E questa è stata una sensazione che è tornata abbastanza spesso frequentando l’arte di Calvino: in Accademia, come ti dicevo, a scuola e anche quando, anni fa, mi sono ritrovato tra le mani Le cosmicomiche.
Che cosa ti ha convinto?
Una cosa, se vuoi, piuttosto banale. Ho pensato che sarebbe stato bello, e anche un po’ rischioso e quindi divertente, creare un testo partendo proprio da li. E così è stato. La collaborazione con Vincenzo Manna, il nostro drammaturgo, è stata un momento di grande fantasia e scambio e ci ha permesso di mettere a fuoco quello che volevamo raccontare.
Riprendo quello che mi hai detto prima, a proposito del desiderio di raccogliere intorno a te una compagnia. Come hai scelto i tuoi compagni di palco? Li cito: Gabriele Portoghese, Federico Brugnone, Alissa Jung, Valentina Bellè, Gaia Rinaldi, Fabian Jung.
Li ho scelti perché sono persone che conosco molto bene e con cui ho già lavorato. Sono amici importanti oltre che colleghi. Sono persone che rispetto, con cui non vedevo l’ora di poter collaborare. Si sono tutti donati a questo spettacolo senza risparmiarsi.
Che cosa si può aspettare il pubblico da La cosmicomica vita di Q?
L’aspetto che mi ha sempre emozionato di più de Le cosmicomiche è il modo in cui Calvino tende ad aprirsi nei confronti dell’universo. Mette la vita al cospetto dello spazio e del tempo. E quindi ha modo di rendersi conto, come ha detto in un’intervista, che siamo un attimo, che tutto può scomparire in una nuvola di fumo. Poco prima di questa nuvola di fumo, però, Calvino ci regala delle storie che sono allo stesso tempo lontane e vicine all’umano. C’è come un inno, attraverso la commedia, all’umanità.
Chi è il protagonista, Q?
È una persona che c’è sempre stata, che faceva parte di quell’agglomerato di materia che ha dato il via al Big Bang, e che negli ultimi anni ha cancellato qualunque ricordo. Si è perso nell’oblio della forma umana. Una cosa che, ammetto, mi fa venire in mente una citazione di Pasolini, che diceva che gli italiani tendono sempre a dimenticare. L’essere umano tende a stare con gli altri anche per questo: per non perdere completamente la memoria. Ne La cosmicomica vita di Q siamo nel 2035, in un futuro estremamente prossimo, dove le persone si sono lasciate andare e hanno scelto di cancellare l’esperienza del mondo e della bellezza.
E invece tu, come attore e regista, che cosa ti aspetti da questo spettacolo?
Mi aspetto un’esperienza estremamente bella e interessante. Questo testo è una cosa che stiamo creando insieme. Quindi sì, La cosmicomica vita di Q è anche un’esperienza comunitaria. Torno in scena, a teatro, dopo tredici anni. Quasi una vita.
Che ruolo avranno le luci, i costumi e le scene?
Per me, in uno spettacolo sono fondamentali tre cose: lo spazio, il corpo degli attori e la meraviglia della luce. È una lezione che ho imparato da un grande maestro come Carlo Cecchi, che ha sempre valorizzato il testo e la recitazione. Nel caso de La cosmicomica vita di Q, grazie a Nicolas Bovey, che si occupa delle scene e delle luci, abbiamo potuto lavorare sull’essenzialità degli elementi visivi. A volte, basta davvero poco per stimolare l’immaginazione. Con Anna Missaglia, invece, abbiamo lavorato ai costumi. E anche qui abbiamo provato a concentrarci sui dettagli. Siamo sette attori, ma interpretiamo molti più personaggi. E quindi era fondamentale trovare delle caratteristiche specifiche. Quello che cerco è un realismo magico. La scena sarà semplice, quasi vuota a volte. La cifra che ci siamo dati è la serietà con cui giocano i bambini: costantemente pronti a cambiare.
Mi sembra che questo spettacolo sia un invito al pubblico a partecipare in modo attivo.
Secondo me è bello non spiegare tutto e lasciare spazio all’immaginazione. Penso che sia importante stare sull’emozione. Io lavoro sempre e solo alle cose che mi emozionano.
Le musiche sono curate da Giorgio Poi. Perché hai deciso di coinvolgerlo?
Io vorrei sempre lavorare con Giorgio. Quando ho pensato a questo testo, mi è venuto subito in mente. Sono molto felice che abbia deciso di far parte del nostro equipaggio.
Che cosa rende il teatro così importante per te?
Penso che il teatro sia un luogo di condivisione: nessuno sale su un palcoscenico per raccontare cose a sé stesso. Il teatro è un luogo che può avere un certo rischio, perché si possono esprimere concetti che non tutti condividono. Ma è anche un luogo di rispetto, di crescita, perché si possono avere le stesse idee e provare le stesse emozioni. E poi penso che il teatro debba essere un luogo di divertimento: un luogo, cioè, capace di cambiare il nostro punto di vista. Perché le cose non sono mai identiche. Ogni sera si ricomincia. Il teatro è un rito che ha delle forti assonanze con l’incedere della vita.
Si diploma all’Accademia Nazionale D’Arte Drammatica Silvio d’Amico nel 2009 e già l’anno seguente debutta sul grande schermo con La solitudine dei numeri primi di Saverio Costanzo.
Nel 2012 per il ruolo nel film Tutti i santi giorni, diretto da Paolo Virzì, riceve la sua prima candidatura come miglior attore protagonista ai David di Donatello.
Nel 2014 il film Lo chiamavano Jeeg Robot, diretto da Gabriele Mainetti, gli varrà il Ciak d’oro, il Nastro d’argento e il David di Donatello come miglior attore non protagonista. Nel 2015 per il film Non essere cattivo di Claudio Caligari viene candidato per la terza volta ai David di Donatello.
Diretto dai fratelli Taviani nel film Una questione privata, riceve il Globo d’oro come miglior attore. Diverse sono le collaborazioni internazionali: Trust, del premio Oscar Danny Boyle e nel 2022 The Old Guard al fianco di Charlize Theron.
Nel 2019 per la pellicola Martin Eden diretta da Pietro Marcello riceve la prestigiosa Coppa Volpi per la miglior interpretazione maschile e viene candidato agli EFA come miglior attore protagonista.
Nel 2020, durante la 70° edizione della Berlinale, fa parte della giuria internazionale presieduta da Jeremy Irons.
Nel 2023, insieme ad Alessandro Borghi, riceve il Nastro d’Argento come attore protagonista per il film Le otto montagne, pellicola che nello stesso anno vince il David di Donatello come miglior film.
Nel 2024 interpreta Benito Mussolini nella serie M. Il figlio del secolo, basata sul romanzo di Antonio Scurati e diretta da Joe Wright e nello stesso anno torna al teatro curando la regia di Una relazione per un’Accademia di Kafka al Festival dei Due Mondi.
È protagonista del film Paternal Leave diretto da Alissa Jung e presentato nella sezione “Generation” della Berlinale 2025.
Vincenzo Manna nasce a Roma. Studia Letteratura e si laurea in "Stilistica, Metrica e Retorica" a Firenze. Inizia il percorso d'insegnamento universitario ma lo interrompe per frequentare l'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio d'"Amico" dove si diploma in Regia nel 2009 con "Fari nella nebbia", spettacolo che è anche il suo debutto come drammaturgo. Da allora Vincenzo Manna lavora come regista teatrale, traduttore e, soprattutto, drammaturgo. La sua scrittura spazia tra forme e generi, dal monologo all'opera lirica, dal realismo alla fiaba fantastica, ma porta avanti da sempre una ricerca artistica personalissima che fonde letteratura e linguaggi della modernità con la tradizione teatrale del teatro elisabettiano e della Commedia dell'Arte. Vince numerosi premi, tra cui il Premio Scenario e il Premio Siae assegnatogli durante il 53° Festival di Spoleto
Valentina Bellè nasce a Verona e studia recitazione nel 2012 alla Lee Strasberg Theatre & Film Institute di New York. Tornata in Italia, entra al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Inizia la carriera con ruoli nella serie Gran Hotel e nei film La vita oscena (2014) e La buca (2014). Nel 2015, interpreta Lucrezia de’ Medici in Medici: The Masters of Florence, accanto a Dustin Hoffman e Richard Madden. Nel 2017 vince il Premio Biraghi ai Nastri d’Argento per Il Permesso – 48 ore fuori e lavora in Amori che non sanno stare al mondo di Cristina Comencini e nella serie Sirene.
Nel 2018, è Jacqueline in Genius: Picasso, con Antonio Banderas. Nel 2019, recita in Dolceroma di Fabio Resinaro, nella serie Volevo fare la rockstar e nella miniserie Catch-22. Appare anche nel thriller L’uomo del labirinto di Donato Carrisi e in Il Divin Codino su Netflix. Interpreta Dori Ghezzi nel biopic Principe Libero su Fabrizio De André e recita in Una questione privata dei fratelli Taviani, entrambi con Luca Marinelli.
Nel 2022, è protagonista di The Good Mothers, vincitore dell'Orso d’Oro al Berlinale Series Award, per cui vince il Nastro d'Argento come miglior attrice non protagonista. Nel 2023, recita in Ferrari di Michael Mann e Lubo di Giorgio Diritti, entrambi a Venezia. Vince il premio come miglior attrice protagonista per Miranda’s Mind e appare in Sei fratelli.
Nel 2024, è tra i dieci giovani talenti europei agli European Shooting Stars al Festival di Berlino. È nel cast di ACAB per Netflix e dei film Il maestro e Primavera. Recita anche in La vita accanto di Marco Tullio Giordana, presentato al Festival di Locarno. Nel 2025, sarà coprotagonista in Permafrost di Lucia Calamaro.
Attore, regista e autore siciliano, diplomato all'Accademia "Silvio d’Amico", si forma con Valerio Binasco, Carlo Cecchi e Anna Marchesini. Nel 2009 vince il Premio Scenario Infanzia con Hansel e Gretel, co-fondando la compagnia Cassapipe con Vincenzo Manna. Nel 2012 ottiene nuovamente il premio con John Tammet fa sentire le persone molto così :-?, tradotto e rappresentato in Francia. Scrive per il Teatro Ragazzi Il Bambino della Luna (Teatro delle Briciole).
Lavora con Carlo Cecchi (La Dodicesima Notte, Enrico IV) e Fausto Paravidino, interpretando Johnny in La Ballata di Johnny e Gill e prendendo parte a produzioni internazionali come Il Macello di Giobbe e Peachum. Nel 2018 vince il Premio del Pubblico al Festival Inventaria per la regia di Pramkicker.
Nel cinema ha collaborato con Daniele Vicari in Prima che la Notte e Ammazzare Stanca, con Paolo Taviani in Leonora Addio e con Roberto Andò in Solo per Passione.
Da anni si dedica alla formazione, conducendo laboratori in Italia e all’estero. Ha insegnato all’Università di Teatro e Cinema di Hanoi, con progetti attivi in Thailandia e Marocco. Dal 2024 insegnerà Commedia dell’Arte al Teatro Azione di Roma.
Fondatore delle compagnie Estella e Cassapipe, nonché dello spazio teatrale PignetOff di Roma, crede nel teatro come luogo di creazione e dialogo. Autore de L'ultima live di JumboBimbo87, esperimento di ibridazione tra teatro e live chat, con cui vince il bando Live Streaming Theatre.
Alissa Jung ha scoperto la sua passione per la narrazione fin da bambina, partecipando a radiodrammi e recitando in teatro. All'età di 16 anni è stata scoperta per il cinema durante uno spettacolo teatrale e da allora ha lavorato con successo come attrice. Dopo una pausa per completare gli studi di medicina e lavorare come pediatra, torna al cinema nel 2020 e ottiene una nomination al Grimme Award come attrice protagonista. Nel febbraio 2025, ha festeggiato la prima del suo debutto alla regia di un lungometraggio, "Paternal Leave", alla Berlinale nella sezione Generation 14+. Il film è stato premiato come miglior lungometraggio con il premio „Cinema Vision 14plus" alla Berlinale.
Nasce nel 1984 e cresce a Lipsia. Nel 2009 studia recitazione presso l'accademia d'arte "Ernst Busch" di Berlino. Nel 2012 viene invitato a un festival teatrale a San Pietroburgo dove scopre il suo interesse per le produzioni teatrali internazionali. In quel periodo incontra Luca Marinelli e nasce per la prima volta l'idea di interpretare il testo di Kafka Una relazione per un’accademia. Jung entra a far parte di un ensemble teatrale a Chemnitz, per poi lavorare in teatri come lo Schaubühne am Lehniner Platz, Staatstheater Saarbrücken, Schauspielhaus Hamburg, per citarne alcuni. Nel 2018 tiene un corso di teatro per gli studenti della scuola tedesca di Barranquilla in Colombia. Al suo rientro torna a lavorare con Luca Marinelli al testo di Kafka, per presentarlo alla 66ma edizione del Festival dei Due Mondi di Spoleto.
Gabriele Portoghese, diplomato presso l'Accademia Silvio D'Amico, ha iniziato il suo percorso sotto la guida di Carlo Cecchi.
Ha lavorato, tra gli altri, con Andrea Baracco, Giorgio Barberio Corsetti, Giacomo Bisordi, Valerio Binasco, Ferdinando Bruni, Fabio Condemi, Fabio Cherstich e Gianluigi Toccafondo, Daria Deflorian, Giorgina Pi, Roberto Rustioni e Federica Santoro.
Nel 2019 ha interpretato il ruolo di Amleto, per la regia di Valerio Binasco. Nello stesso anno, assieme a Fabio Condemi, ha curato la drammaturgia di Questo è il tempo in cui attendo la grazia (regia di Fabio Condemi). Nel 2020 interpreta il monologo Tiresias, da Kae Tempest, regia di Giorgina Pi. Nel 2021, assieme a Giorgina Pi, scrive Guida Immaginaria (regia di Giorgina Pi) e con Cristiano De Fabritiis compone alcune delle musiche della Guida. Nel 2023, assieme a Federica Rosellini, dirige lo spettacolo/reading Orgia, di Pier Paolo Pasolini. All'interno della performance site-specific Termini. In una qualunque parte del pianeta, progetto di Daria Deflorian, Muta Imago e Antonio Tagliarini, idea e scrive Noi vogliamo essere una faccenda leggera.
Nella stagione 24/25 è interprete in La vegetariana, regia di Daria Deflorian, tratto da Han Kang. Nel '25 partecipa alla drammaturgia di Atomica, nuovo progetto di Muta Imago, di cui sarà interprete.
Nel 2017 vince il Premio Stampa Siracusa. Nel 2021 vince il Premio Ubu come miglior interprete, il Premio Ivo Chiesa - Futuro della scena e il Premio Mariangela Melato.
Gaia Rinaldi, toro ascendente bilancia, si è diplomata presso la Scuola del Teatro Nazionale di Genova. Vive a Roma.
In teatro ha lavorato con Roberta Torre (As you like it di Shakespeare), Giacomo Bisordi (Giunsero i terrestri su Marte), Teatro Mobile (Amleto, il tempo impossibile nel ruolo di Ofelia), X Elettra (nel ruolo di Elettra), da Sofocle, a cura di Gabriele Portoghese Assieme a Giulia Scotti ha presentato e interpretato Dopo il lavoro (Festival Immersioni/Piccolo Teatro di Milano). Ha collaborato a Tender progetto finalista alla Biennale College di Venezia '24.
Nell'ambito della performance ha preso parte aTermini. In una qualunque parte del pianeta a cura di Daria Deflorian, Muta Imago e Antonio Tagliarini, Niente passioni divoranti soltanto queste lunghe e malinconiche giornate di Alexia Sarantopoulou, Breviario di Gabriele Portoghese,Brama Brecht performance/concerto ispirata a Ascesa e caduta della città di Mahagonny di Brecht, con Dimensione Brama.
Al cinema ha lavorato in Paternal leave, regia di Alissa Jung, presentato alla Berlinale '25, nella sezione Generation (film vincitore del Prize AG Kino – Gilde –Cinema Vision 14Plus).
Scenografo e disegnatore luci, collabora regolarmente con Leonardo Lidi il “Progetto Chechov” Festival dei Due Mondi Spoleto -Teatro Stabile dell’Umbria (2022-23-24), “Medea” di Euripide, Teatro Stabile di Torino (2024), “Il Misantropo” di Molière, Teatro Stabile di Torino (2022), “La Signorina Julie” di A. Strindberg, Teatro Stabile dell’Umbria-Festival dei Due Mondi (2021).
Per la regia di Luca Micheletti disegna scene e luci per “Aiace” per il Teatro Antico di Siracusa (2024).
Per Valerio Binasco disegna scene e luci per “Cose che so essere vere” di A.Bowell, “La Ragazza sul Divano” di J.Fosse, Teatro Stabile di Torino (2024), “Le Sedie” di Ionesco (2022),“Sogno di una Notte di mezza Estate” di Shakespeare (2021), “Il Piacere dell’Onestà” di Pirandello (2020) sempre con lo Stabile di Torino.
Con Valter Malosti collabora per “Lazarus” di D.Bowie/E.Walsh, prod.ERT (2023) “I Due Gemelli Veneziani” prod. Teatro Stabile del Veneto (2020), “Cleopatràs” di Testori prod. TPE (2020), “Monaca di Monza” di Testori produzione Teatro Franco Parenti 2019.
In campo operistico collabora con Davide Livermore, Ricci&Forte, Fabio Cherstich, Andrea de Rosa, Francesco Micheli, Mario Martone.
Premio Ubu 2021 per la Migliore Scenografia per “La casa di Bernarda Alba” e “Le Sedie” , Premio Ubu 2022 per il Miglior Disegno Luci per “La signorina Giulia” e “I due gemelli veneziani”, Premio Le Maschere del Teatro 2022 per la scenografia per “Le Sedie”, Premio Ivo Chiesa “Arti del Teatro” 2024.
Cantautore, polistrumentista, produttore e compositore, Giorgio ha vissuto esperienze internazionali tra Londra e Berlino prima di pubblicare il disco “Fa Niente” (2017, Bomba Dischi/Universal), accolto con favore da pubblico e critica. Nel 2018 partecipa al festival Eurosonic di Groningen e intraprende un mini-tour europeo, tanto da farsi notare dai Phoenix, che lo scelgono per aprire i loro concerti a Milano, Parigi e negli USA. Sempre in quell’anno, Giorgio produce il disco d’esordio di Francesco De Leo (Bomba Dischi) e stringe collaborazioni importanti: con Frah Quintale per “Missili”, prodotto da Takagi e Ketra, e con Carl Brave per “Camel Blu” contenuto in “Notti Brave”. Contribuisce inoltre al nuovo album di Calcutta “Evergreen”, suonando le chitarre durante eventi live a Latina e Verona.
Nel 2019 pubblica il secondo album “Smog” e parte con la sua band per un tour italiano che registra numerosi sold out, scrivendo anche “Prima di partire” per Luca Carboni (disco “Sputnik”) e collaborando con Franco126 su “Stanza Singola” (2019) e “Multisala” (2021). Firma la colonna sonora originale di Summertime (Netflix) e torna nel 2021 con i singoli “I Pomeriggi” e “Giorni Felici”, ispirato all’omonimo libro di Zuzu, prima dell’uscita dell’album “Gommapiuma” (dicembre 2021, Bomba Dischi/Island Records/Universal Music Italia).
Nel 2022 collabora con il duo francese Rob & Jack Lahana per “Haute saison”, con la partecipazione di Gordon Tracks (alias Thomas Mars dei Phoenix) e con videoclip diretto da Natalie Portman. Nel 2023 co-produce il disco “Relax” di Calcutta, pubblica “Chromosomic Avenue” con León Larregui e si esibisce a Città del Messico e a Parigi (Fiore Verde Festival al Le Trabendo e Cinéma Paradiso Louvre Festival). Nel 2024 esce “Tic Tac” in collaborazione con il cantante svizzero Muddy Monk e intraprende un tour asiatico, con tappe a Pechino, Tianjin e Hong Kong.
Costumista teatrale e cinematografica con esperienza nella ricerca, ideazione e realizzazione di costumi di scena. Diplomata alla Scuola Germanica Roma, ha poi studiato Fashion and Costume Design presso l’Accademia di Costume e Moda di Roma.
Ha collaborato con prestigiose produzioni liriche e di prosa, lavorando con registi e sartorie di rilievo in Italia e all’estero. Durante gli studi accademici, ha iniziato a collaborare come assistente ai costumi di Andrea Viotti su numerosi spettacoli di prosa con la regia di Gabriele Lavia e ha partecipato a diverse opere liriche in teatri come il Teatro alla Scala di Milano e il Teatro San Carlo di Napoli.
Ha affinato le sue competenze nell’organizzazione di laboratori didattici e nella gestione di team creativi. Esperta nella selezione e trasformazione dei tessuti, nella tintura e nell’invecchiamento dei materiali, ha partecipato attivamente alla creazione di costumi per spettacoli di grande impatto visivo.
Ha lavorato come assistente costumista per registi come Peter Stein e Daniele Abbado e ha collaborato con la sartoria Farani. Dal 2015, ha iniziato a firmare come costumista gli spettacoli con la regia di Giacomo Bisordi e ha collaborato con Gianluca Falaschi per innumerevoli opere liriche.
Ha vinto il primo premio nella sezione Ricamo del concorso Riccione Moda Italia 2010 e continua a distinguersi per la sua creatività e professionalità nel mondo del costume teatrale e cinematografico.
Oltre alla sua attività nel settore dello spettacolo, lavora come istruttrice di vela, sviluppando solide competenze nella didattica e nella gestione di gruppi.
Si laurea in ingegneria del suono (Tonmeister) presso l’Università delle Arti di Berlino e dai primi anni Ottanta vive e lavora in Italia. La parte principale del suo lavoro è dedicata al sound design per produzioni teatrali.
Ha al suo attivo collaborazioni con molti registi italiani e internazionali tra i quali Luca Ronconi (da Ignorabimus a Lehman Trilogy), Robert Wilson (Come in under the shadow of this red rock, Persephone), Jerome Savary (Blimunda), Peter Stein (Tat’jana), Mario Martone (Operette morali, La morte di Danton) e Roberto Andò (Minetti, Ferito a Morte, Clitennestra), con compositori quali Luciano Berio (Cronaca del luogo, Festival di Salisburgo), Azio Corghi (Blimunda, Tatjana), Luca Francesconi (Gesualdo considered as a murderer, Amsterdam) e Fabio Vacchi (Il letto della Storia, regia Barberio Corsetti), dando il suo contributo a importanti istituzioni tra cui il Teatro alla Scala, il Piccolo Teatro di Milano, la Biennale di Venezia, il Festival di Spoleto, il Maggio Musicale Fiorentino e il Festival di Salisburgo.
Nel 2005 vince il Premio dell’Associazione Nazionale dei Critici Teatrali e il Premio UBU per il sound design di Elettradi Hugo von Hoffmannsthal e nel 2019 il Premio UBU per il migliore Progetto sonoro degli spettacoli La Classe e Lo Psicopompo.
Socio fondatore di AGON, insegna presso la Civica Scuola Paolo Grassi di Milano, l’Accademia Silvio d’Amico di Roma.
Nasce nel 1994. Dopo la laurea in giurisprudenza, si diploma in regia all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico di Roma, frequentando il triennio e successivamente il biennio di specializzazione. Ha studiato regia con Lorenzo Salveti, Andrea Baracco, Massimiliano Civica, Valentino Villa, Arturo Cirillo, Giuseppe Piccioni, Francesca Archibugi.
È stato assistente di Glauco Mauri, Giorgio Barberio Corsetti, Piero Maccarinelli, Mauro Avogadro. Dal 2018 ha lavorato come assistente e aiuto del regista Andrea Baracco in numerose produzioni.
Ha diretto una trilogia di testi del tragediografo Euripide (Alcesti, Eracle e infine Oreste) presso il Teatro Greco di Segesta. Apre la stagione 2022 del Globe Theatre di Roma con il testo Pene d’amor perdute di Shakespeare e una compagnia di dodici attori.
Nel 2023 è regista assistente di Carlo Cecchi in Sarto per signora al Festival dei Due Mondi di Spoleto. Debutta come regista d’opera lirica nel 2022 con Cavalleria rusticana presso la Fondazione Teatro Goldoni di Livorno, mentre nel 2025 dirigerà Orfeo di Claudio Monteverdi.
Nel 2024 è vincitore del Premio Andrea Camilleri con lo spettacolo La commedia dell’amore di Henrik Ibsen. Nello stesso anno cura per il Teatro di Roma il progetto Racconti romani.
Attualmente è dottorando di ricerca presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico con un progetto di ricerca che ha titolo “Classici nel teatro del futuro. Quale spazio?”.
Umberto Orsini, Massimo Popolizio
Federico Tiezzi, Sandro Lombardi
Compagnia #SIneNOmine
Giovanni Grasso, Piero Maccarinelli