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68

Federico Tiezzi, Sandro Lombardi

Edipus

Auditorium della Stella
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Durata 90 minuti
Teatro

Edipus

Sinossi

A 30 anni dal debutto, Federico Tiezzi e Sandro Lombardi rimettono in scena Edipus, capolavoro di Giovanni Testori che, insieme ad Ambleto e Macbetto, compone la celebre trilogia degli Scarrozzanti.

Il protagonista è un capocomico abbandonato dai suoi attori: il primo è passato a una compagnia di cabaret, mentre l’attrice principale ha lasciato il teatro per sposare un mobiliere brianzolo. Rimasto solo, lo Scarrozzante mette in scena, sera dopo sera, l’Edipo di Sofocle, interpretando tutti i ruoli: da Laio a Giocasta, da Edipo a Dioniso, in un delirio crescente.

Nella sua rappresentazione, il confine tra mito e vita personale si dissolve: il rancore di Edipo verso Laio riflette il risentimento del capocomico verso l’attore fuggito, mentre i sentimenti per Giocasta rispecchiano l’amore-odio per l’ex compagna di scena e di vita.

La lingua di Testori è rivoluzionaria: un italiano che mescola dialetto lombardo, francese, latino e spagnolo, con echi di Ruzante. È questa inventiva linguistica a rendere Edipus un capolavoro di "teatro di poesia". Testori rappresenta un teatro in rovina, ma intriso di una forza vitale che resiste a tutto. Come dice lo Scarrozzante: “Quel teatro… existe e rexisterà contra de tutti e de tutto in fino alla finis delle finis!”.

Eclettico e visionario, a metà tra teatro e arte, il drammaturgo, artista visivo, attore e regista Federico Tiezzi dirige Sandro Lombardi nel ruolo di Edipus, interpretazione che gli valse numerosi premi e che fece dire al critico Franco Quadri, recensendo lo spettacolo: «Chi avrebbe potuto immaginare che sarebbe toccato a un toscano del Casentino divenire l’interprete ideale di Giovanni Testori?”

Crediti

Programma

di Giovanni Testori

con Sandro Lombardi
e Antonio Perretta

regia Federico Tiezzi

scene Pier Paolo Bisleri
costumi Giovanna Buzzi
luci Gianni Pollini
regista assistente Giovanni Scandella

capo elettricista/fonico Alessandro Di Fraia
capo macchinista Loris Giancola
sarta Debora Pino
scene costruite presso il Laboratorio di Scenotecnica di ERT

produzione Compagnia Lombardi-Tiezzi

in collaborazione con Fondazione Teatri di Pistoia, Associazione Giovanni Testori

con il contributo di Comune di Firenze, Regione Toscana e MiC

INFORMAZIONI
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com

Non tutti i personaggi tragici hanno la fortuna di morire, dopo aver attraversato immani sofferenze e i crudeli capovolgimenti del fato. Edipo, il più sfortunato degli uomini, è condannato a vagare per il mondo portando con sé il pesante bagaglio dei dolori accumulati; si potrebbe persino affermare che la vera tragedia – quella di dover vivere, nonostante tutto – cominci per lui dopo la fine del dramma. È per questo assai significativo che la Trilogia degli Scarrozzanti, scritta da Giovanni Testori tra il 1972 e il 1977, si chiuda su una simile nota di cupa e inevitabile rassegnazione: l’attore che tante volte ha interpretato Edipo si prepara a inchinarsi per l’ultima volta, la sua compagnia teatrale è in dismissione, la sua vita personale versa in condizioni altrettanto disastrose; e tuttavia non gli sarà concesso il lusso di una morte tragica e grandiosa.

Ma chi è dunque questo misero attore, sfortunato come un eroe greco? I tre testi teatrali che compongono la trilogia testoriana – Ambleto, Macbetto, Edipus – narrano le gesta di una compagnia teatrale (“una ditta povarissima”), che allestisce alla buona e con scarsi mezzi il repertorio di Shakespeare e dei tragici antichi. Alle vicende del mito si intrecciano, quasi sovrapponendosi, le difficoltà professionali e umane degli attori, che risuonano amplificate nelle parabole dei notissimi personaggi della letteratura teatrale, in un gioco di continue interferenze tra mimesi e metateatro.

Testori mostra, come in gran parte della sua ampia produzione letteraria, uno sguardo d’amore per il mondo dei reietti, dei diversi, dei fuori norma; e tuttavia descrive con particolare coloritura di dettagli le abitudini specifiche degli “attori scarrozzanti”, cioè delle compagnie di giro abituate a percorrere l’Italia con bauli pieni di costumi polverosi, e un repertorio di spettacoli da proporre in piazza per raccogliere qualche lira. Non è difficile sentire nella Trilogia l’eco di altre compagnie ugualmente affamate e straccione raccontate in diverse drammaturgie di tutti i tempi: dagli autori in cerca di un pasto che implorano un incarico nel Teatro comico di Goldoni, ai pirandelliani Giganti della montagna, fino ai vestiti lisi e al volto scavato del capocomico Eduardo ne L’arte della commedia.

Ci si potrebbe domandare come Testori, studioso d’arte e letterato, potesse riprodurre con tanta competenza le abitudini di un mondo che di fatto non aveva ancora conosciuto così da vicino. Una delle possibili risposte va cercata, come spesso accade, in un incontro umano. Forse non sarebbe nata la Trilogia degli Scarrozzanti se Giovanni Testori non fosse stato, un giorno, seduto in una platea ad applaudire il grande Franco Parenti. «Quando un attore mi conquista», scriverà poi, «non sento più le parole che dice, ma comincio a sentire quelle che vorrei dicesse. Prima di uscire, andai da lui e gli dissi: “Franco, adesso so che cosa devo scrivere per te”».

Nel disegnare gli splendori e le miserie esistenziali di quegli immaginari Scarrozzanti lombardi, l’autore rielabora dunque i racconti del vecchio capocomicato italiano ascoltati in viva voce da Franco Parenti. L’Ambleto, diretto da una giovanissima Andrée Ruth Shammah, debutta nel 1973 in un ex cinema di via Pier Lombardo che diventa, da lì a poco, uno dei più importanti centri culturali e teatrali di Milano; segue Macbetto nel 1974, e chiude la trilogia Edipus nel 1977. Il progetto di una riscrittura del capolavoro sofocleo, con i panni bagnati nella periferia milanese (il titolo originale doveva essere Edipo a Novate) era in realtà pienamente in forma già nel 1973, e doveva debuttare nel 1975; approda tuttavia alle scene solo due anni più tardi. Nella sua stesura definitiva, Edipus appare senza dubbio il testo più fosco dell’intera trilogia: si respira tra le righe un’aria di ineluttabile fallimento, che pare negare la possibilità stessa di una costruzione drammaturgica compiuta e forse persino del teatro. L’attore protagonista è infatti rimasto solo, abbandonato dalla collega/moglie che gli ha preferito un abbiente industriale della Brianza; in tale contingenza non va letto soltanto il triste epilogo di una relazione privata, quanto il tradimento collettivo di una visione del mondo, la caduta di un intero sistema di valori. La solitudine dell’edipico-attore, privo di colleghi (c’è solo la silenziosa presenza di un tecnico, a cui lo Scarrozzante si rivolge di tanto in tanto), comporta dal punto di vista formale l’impossibilità di rappresentare pienamente l’opera. Il dialogo si riduce a un monologare, la pluralità di identità viene assorbita dal singolo, a cui tocca – con singolare virtuosismo – di rappresentare tutti i personaggi fondamentali della saga con rapidi e rocamboleschi cambi di costume. Si legge tuttavia, tra le parole di questo solitario Edipus lombardo, un disperato anelito vitale. Se l’eroe sofocleo appare vittima del fato, sballottato tra oracoli che non riesce a comprendere e colpe che non conosce, l’Edipo testoriano si appropria invece della sbilenca traiettoria del suo destino. Desidera, vuole, odia: uccide deliberatamente Laio, e si unisce gioiosamente con la madre. L’atto teatrale, ridotto alla sua forma minimale e morente, ritrova così la sua vocazione di scandaloso svelamento, di attacco alle ipocrisie sociali, di liturgia al servizio del vero.

Dopo il debutto, nel 1977, Edipus torna in scena solo nel 1994: il ruolo di Franco Parenti è ora interpretato da Sandro Lombardi, mentre la regia è di Federico Tiezzi. Ci si potrebbe domandare perché un piccolo gioiello della drammaturgia italiana sia rimasto serrato in un cassetto, lontano dai palchi, per quasi vent’anni. Tra le molte risposte (alcune legate alle contingenze storico-politiche degli ultimi decenni del Novecento) si può menzionare la complessità linguistica delle drammaturgie testoriane, che ha forse spaventato – e continua a spaventare –  possibili interpreti, programmatori e produttori: eppure il vorticoso pastiche linguistico, con la sua straordinaria amalgama di dialetto lombardo, latino e prestiti di matrice europea, di alte vette poetiche a crudi dettagli fisiologici, possiede al suo interno il ritmo e la corporeità del teatro, la sguaiata e commovente concretezza del mondo di guitti che sta raccontando.
Oggi l’Edipus torna a farsi udire alle orecchie degli spettatori con la voce di Sandro Lombardi, in un riallestimento storico animato da uno dei più esperti e innamorati interpreti testoriani d’Italia. L’opera approda sul palco di Spoleto come una nave che ha molto viaggiato, la cui chiglia porta con sé le tracce dei precedenti attraversamenti. Nelle peripezie dell’attore e della “ditta teatrale” il pubblico potrà cogliere infatti i racconti del mestiere, veri e inventati, di diverse generazioni: come in un gioco di scatole cinesi, la voce Edipo si sovrappone a quella dell’attore-personaggio, e a quella dell’attore in carne ed ossa che lo sta portando in scena. Tutti e tre urlano quanta fatica, quanta parte della vita, quanta religiosa dedizione richieda il teatro.

Testo di Maddalena Giovannelli

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Date & Biglietti

Biglietti: 40€
INFO BIGLIETTERIA
Fri
04
Jul
2025
ore
21:00
Auditorium della Stella
Corso Mazzini 46
Sat
05
Jul
2025
ore
17:00
Auditorium della Stella
Corso Mazzini 46
Sun
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2025
ore
18:00
Auditorium della Stella
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Biografie

Federico Tiezzi

Regista, drammaturgo, artista visivo. Gli studi di storia dell’arte con Roberto Salvini e Mina Gregori e la frequentazione di artisti e musicisti saranno decisivi per la sua vocazione teatrale. Come regista di prosa si afferma negli anni Settanta del Novecento tra gli esponenti di punta del Nuovo Teatro Italiano. Dopo aver segnato le stagioni del Teatro Immagine e della Post Avanguardia, negli anni Ottanta inizia a teorizzare e praticare una forma di teatro di poesia volta a coniugare drammaturgia in versi e scrittura scenica. Esordisce all’inizio degli anni Novanta nella regia lirica con Norma di Vincenzo Bellini. Da quel momento il lavoro sul melodramma si svilupperà parallelamente alla regia di prosa. Nel corso della carriera ha messo in scena testi di Aristofane, Beckett, Bernhard, Brecht, Čechov, D’Annunzio, Euripide, Forster, Luzi, Manzoni, Müller, Pasolini, Proust, Sofocle, Schnitzler, Shakespeare, Testori, e in campo lirico ha lavorato su Bizet, Corghi, Giordano, Mascagni, Massenet, Mozart, Pennisi, Puccini, Purcell, Rossini, Vacchi, Verdi, Wagner, Zandonai... Nel 2021 ha allestito al Teatro Grande di Pompei Il Purgatorio di Mario Luzi, per la celebrazione dei settecento anni dalla morte di Dante Alighieri. Del 2023 è la Medea di Euripide al Teatro Greco di Siracusa con un record di oltre centomila spettatori. Del 2024 è la Fedra di Racine nella traduzione di Giovanni Raboni. Numerosi i premi al suo lavoro teatrale e lirico.

Sandro Lombardi

Attore, drammaturgo e scrittore. Diretto da Federico Tiezzi, ha interpretato, tra gli altri, testi di Aristofane, Beckett, Bernhard, Brecht, D'Annunzio, Luzi, Pasolini, Pirandello, Schnitzler. Di grande rilievo i suoi spettacoli da Giovanni Testori, che hanno rivoluzionato l'immagine dello scrittore lombardo. Per quattro volte, tra 1988 e 2002, ha ricevuto il Premio Ubu per la migliore interpretazione maschile. Ha inciso su cd le Poesie di Pasolini e l’Inferno di Dante (Garzanti); Il teatro di Giovanni Testori negli spettacoli di Sandro Lombardi e Federico Tiezzi (Edizioni ERI); Cleopatràs di Giovanni Testori. Le più recenti interpretazioni, unanimemente apprezzate, sono Antichi Maestri di Thomas Bernhard, 2020, Scene da Faust di Johann W. Goethe e Il Purgatorio di Mario Luzi, 2022. Con la sua prima regia ha diretto Anna Della Rosa in Erodiàs + Mater strangosciàs, 2023. Fra teatro, musica e radio ha lavorato, tra gli altri, con Furio Bordon, Arturo Cirillo, Giancarlo Cobelli, Rainer W. Fassbinder, Roberto Latini, Claudio Longhi, Mario Martone, Riccardo Muti, Giorgio Pressburgher, Carlo Quartucci, Pascal Rambert, Paolo Rosa, Giorgio Sangati, Fabrizio Sinisi, Fabio Vacchi. Ha pubblicato per Garzanti Gli anni felici, romanzo di formazione, Premio Bagutta Opera Prima 2004. Del 2009 è la pubblicazione del suo primo romanzo, Le mani sull'amore, Feltrinelli. Del 2015 Queste assolate tenebre, Lindau, sul suo lavoro con Mario Luzi.

Antonio Perretta

Attore, si diploma alla Scuola del Piccolo Teatro di Milano diretta da Carmelo Rifici. Le prime collaborazioni lo vedono impegnato con Ennio Coltorti, Claudio Autelli, Mario Baldini e Paolo Bignamini. Tra il 2021 e il 2022 è in Doppio Sogno, da Schnitzler, con la regia di Rifici, e in M – Il Figlio del Secolo, dal romanzo di Antonio Scurati, con la regia di Massimo Popolizio. Sempre nel 2022 mette in scena il suo primo monologo, dal titolo Antonio - Vita di un guitto. A maggio del 2023 prende parte allo spettacolo itinerante Il Fabbricone di Giovanni Testori, con la regia di Andrea Chiodi. Nello stesso anno è tra i selezionati per il biennio del corso di alta formazione Teatro Laboratorio della Toscana diretto da Federico Tiezzi dove lavora con Sandro Lombardi, Roberto Latini, Francesca Della Monica, Monica Bacelli, Fabrizio Sinisi e Cristiana Morganti.

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