«C’è qualche cantautore del quale sei geloso?» chiede Jimmy Fallon.
«Ah! Rufus Wainwright» risponde Elton John.
Tre volte candidato ai Grammy Awards, compagno di palcoscenico di artisti come Burt Bacharach, Miley Cyrus, David Byrne, Robbie Williams, Jessye Norman, Billy Joel, Paul Simon e Sting, figlio di un artista folk e di una cantante, Rufus Wainwright ha il cantautorato nel sangue. Inventore di uno stile tutto suo fatto di canzoni pop, con un debole per l’opera e l’enfasi melodrammatica, ha collezionato un’esperienza musicale unica che intreccia pop, rock, folk e musica classica.
In Piazza Duomo si presenta da solista, in un programma creato per l’occasione che abbraccia la sua trentennale carriera di autore e interprete di canzoni, da Leonard Cohen e Judy Garland fino a Mina.
L’ultima volta al Festival risale a quindici anni fa, quando scrisse la musica dei Sonetti di Shakepeare per una produzione di Robert Wilson.
Il Times scrive che: «Quando scatena la sua voce di velluto... vuoi che continui all’infinito». Stiamo per scoprirlo.
pianoforte Jacob Mann
luci John Torres
INFORMAZIONI
Si avvisa che le date e gli orari potranno subire variazioni.
Per aggiornamenti consultare il sito www.festivaldispoleto.com
Testo di Carlo Antonelli
Rufus Wainwright è figlio di un padre che appartiene ad una nobile famiglia del Seicento statunitense ed in particolare ai fondatori della città di New York. Parte del suo codice generico risale fino ai Padri della Nazione, insomma. Parola di cui si sente parlare (diciamo...) troppo in questi mesi. Apparentemente nulla traspare di questa origine in una carriera che potrebbe superficialmente presentarsi come legata ad un carosello queer sofisticato dove turbinano gli imbattibili arrangiatori degli anni Sessanta come Van Dyke Parks (col quale ha collaborato) e Burt Bacharach, i grandi musical americani come macchine produttrici di incantesimi, il cantautorato anni Settanta da entrambi i lati dell’oceano, il nostro melodramma e frammenti della Hollywood femminile ben tosta dell’ultimo mezzo secolo. Tutto a produrre un’opera molto solida di canzoni, un songbook coi controfiocchi. E tutto questo emerge (colpa mia se ho anticipato troppo) nella conversazione che qui viene riassunta togliendo le domande, come racconto casual tutto intero. Ma c’è qualcosa che ha ereditato dalla parte di suo babbo tosto e puritano: la forza di mantenere la propria identità, l’integrità, l’assenza anche cocciuta di non compromettersi mai, la prontezza a entrare nel conflitto in modo secco quando il nemico vuole toglierti la casa, le tue cose, duramente conquistate. Ecco, questo momento (come un incubo) è tornato. E Rufus, metaforicamente, è piantato sul portico di casa sua, accanto alla sedia a dondolo, col fucile in mano. Pronto.
«A Los Angeles ci vivo da molti anni, da dodici anni ormai. Ho fatto i miei primi album qui nei 90’s. Poi ho vissuto a New York per vent’anni. Ero via durante il periodo degli incendi. Ma la mia casa è stata quasi colpita perché eravamo vicini ai mostruosi fuochi che hanno colpito Hollywood. Stiamo bene e a Los Angeles sta piovendo senza sosta, quindi dovremmo essere a posto. Ma il pericolo è ormai una dimensione quotidiana. Ho anche scritto una messa chiamata "Requiem” che tratta della distruzione ecologica. Quindi sì, penso che siamo nel mezzo di una catastrofe. Che tu sia a Los Angeles o in Italia, sarai comunque colpito. A volte sembra che la California sia in prima linea ma è solo perché qui il fenomeno è solo più estremo e siamo più abituati ad affrontarlo. Siamo addestrati. Quanti anni ho? Ho 51 anni. Sì, sposato. Stiamo insieme con quest’uomo da vent’anni, sposati da circa dodici. Ok, la questione della mia identità sessuale, raccontiamola subito e poi lasciamola sullo sfondo. Ero in macchina, cantavo Heart of Glass di Blondie sul sedile posteriore e ho visto gli occhi nervosi di mio padre nello specchietto retrovisore. Riuscivo a vedere che stava rimuginando pensosamente. Era chiara la questione per lui anche se è stato zitto, e tutto sommato per me è arrivata abbastanza presto. Avevo circa dodici o tredici anni quando l'ho accettato, ma lo sapevo già all’età di sette anni. Dall’altro lato, ero molto legato a mia madre. Era coinvolta anche in sessioni musicali, per esempio nella prima band che abbiamo fatto con mia sorella. Mia madre e io eravamo praticamente sposati, in senso figurato. C’è anche questa storia sulla rete che si sia fatta una volta di crystalmeth a Londra ma non è vero. Era solo cocaina. Ma eravamo io, lei e Marianne Faithfull. Insomma, eravamo in buona compagnia. Lei era una grande fan di mia madre negli anni ‘70, poi è diventata una mia fan. Siamo stati tutti amici per anni. È stato un miracolo che sia esistita così a lungo. Ha vissuto la vita fino in fondo e la ammiro per questo. La sua vita è stata irripetibile. Se penso al suo periodo italiano, con Mario Schifano, per esempio. A Roma… Ecco, ho una grande passione per l'Italia perché sono un fan dell'opera. Il mio compositore preferito è Giuseppe Verdi. Per me andare alla Scala era, ed è, come entrare in cattedrale. Ci sono stato diverse volte. L'Italia è molto importante per me. Perché altrove, e anche negli Stati Uniti, la carriera pop non stata facile per me, ma continuo a provarci, eccome. Non potrò mai dimenticare – in ogni caso – i concerti straordinari che ho fatto a Roma e Milano. E amo Spoleto. Ho suonato lì molti anni fa e sono entusiasta di tornare. Ho ricordi bellissimi. Ho fatto uno spettacolo con Robert Wilson sui sonetti di Shakespeare, e poi un concerto solista. E ora un altro. Questo qui sarà speciale, è pensato solo per Spoleto. Farò brani miei, canzoni di Judy Garland e forse una canzone di Mina. Io la amo. Avevo un fidanzato italiano che me l'ha fatta conoscere. Sono circondato da “stelle”, diciamo. Oltre a Mina, appunto, e alla Garland ci sono Joni Mitchell, le cantanti d’opera, attrici come Meryl Streep. Oggi ho una prova con Jane Fonda. È la mia nuova migliore amica. Ho vissuto molti momenti Fonda, da teenager: l’aerobica, i tuffi nei laghi, i suoi outfit sexy... ha fatto tutto. Insieme faremo il Dream Requiem. Non c’è niente di strano in questo tipo di collaborazioni. Vivo a Los Angeles. Qui l'industria è tutto. Non ha senso starsene a bere cappuccini, bisogna lavorare. Ma la mia passione principale, lo ripeto, è l’opera. A volte devo lasciare L.A. e andare in Italia per produrre un’opera e schiarirmi la mente. Come ho fatto con le due precedenti, Prima Donna e Hadrian. Mi attraggono le sfide e i suoni non comuni. All’inizio della mia carriera pensavo fosse un vantaggio, ma ho scoperto che nel mondo pop non tutti si vogliono mettere alla prova. Ho mantenuto il mio stile, identico, e ora la gente si aspetta da me qualcosa di interessante, che duri di più rispetto alla semplice popolarità. Appartengo alla tradizione dei cantautori. Per me i testi sono fondamentali. Non dico che i miei siano perfetti, ma ci metto molta passione. Oggi nella musica pop le parole sono terrificanti. Molti giovani dicono di voler fare i cantautori, e io rispondo: devi farlo con l’idea che non guadagnerai, non sarai famoso, non avrai successo. Lo fai solo per la musica. Come un voto di povertà. Ma dopo tanta dedizione, il pubblico lo apprezzerà. Ora ho giovani fan di sedici, diciotto anni che sono cresciuti con la mia musica. L'importante è scrivere qualcosa che duri nel tempo. Il materiale deve resistere. Sono un fan delle melodie indistruttibili con messaggi universali e potenti. Ho investito tutto me stesso in questa direzione. È stato difficile, ma ora ho le canzoni che mi aiutano a combattere la battaglia. Sono il mio arsenale. A proposito di guerra o depositi d’armi, l’America oggi è sotto l’attacco di forze maligne. Forse ci sarà bisogno di una nuova rivoluzione o guerra civile. Non solo come gay, ma come persona. Recentemente ho parlato con Cat Power che mi ha detto: “Potrei essere in prigione in El Salvador la prossima settimana”. E ha ragione. Ora il governo può deportare chiunque per qualsiasi motivo. Siamo tutti in pericolo».
Acclamato dal New York Times per la sua “autentica originalità”, Rufus Wainwright si è affermato come uno dei più grandi cantautori, compositori e interpreti della sua generazione. Nato a New York e cresciuto a Montréal, ha all’attivo dieci album in studio, tre DVD e tre album live, tra cui Rufus Does Judy at Carnegie Hall, nominato ai Grammy. Nel corso della sua carriera ha collaborato con artisti del calibro di Elton John, Burt Bacharach, Miley Cyrus, David Byrne, Boy George, Joni Mitchell, Pet Shop Boys, Heart, Carly Rae Jepsen, Robbie Williams, Jessye Norman, Billy Joel, Paul Simon, Sting e il produttore Mark Ronson, solo per citarne alcuni. Ha inoltre composto due opere liriche e numerosi brani per il cinema e la televisione. Nel 2020 ha pubblicato l’album Unfollow the Rules, nominato ai Grammy, un’opera che lo vede all’apice della sua maturità artistica. Nel 2023 ha intrapreso un viaggio alle radici folk della sua famiglia con Folkocracy, anch’esso nominato ai Grammy, in cui reinterpreta celebri brani folk in duo con artisti del calibro di Chaka Khan, Brandi Carlile, John Legend, Anohni e molti altri. Nel marzo 2024 ha debuttato nel West End con il suo primo musical, un adattamento di Opening Night di John Cassavetes diretto da Ivo van Hove, in scena al Gielgud Theatre. Nello stesso periodo ha completato un Requiem, che ha avuto la sua prima esecuzione con l’Orchestre Philharmonique de la Radio France nel giugno 2024. L’opera è stata co-commissionata da importanti istituzioni internazionali, tra cui il Master Chorale di Los Angeles, il Palau de la Música di Barcellona, la Helsinki Symphony Orchestra, la RTE Orchestra in Irlanda e il Royal Ballet di Londra.
Pianista, compositore e arrangiatore con sede a Los Angeles. Ha collaborato con artisti del calibro di Rufus Wainwright e Knower, sia in tour che in studio, e ha pubblicato diversi album di musica originale per big band, trio jazz e sintetizzatore solista. Come arrangiatore, ha lavorato con ensemble prestigiosi, tra cui la Frankfurt Radio Big Band, la Scottish National Jazz Orchestra e il leggendario batterista Peter Erskine. Recentemente, ha messo la sua firma anche nel mondo della tecnologia, curando l’arrangiamento della versione 2025 della celebre suoneria Over the Horizon di Samsung.
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